presidente 'Italia Nostra' Terni
Quanta pubblicità viene annualmente acquistata da ARVEDI e da ENEL sulla stampa umbra, tanto per limitarci a due grandi gruppi economici? Il 'padrone' è in redazione? Da una parte, infatti, l'inquinamento siderurgico è sparito dalle cronache, come per magia. Circolano soltanto rassicuranti veline di palazzo e nessun organo di stampa affronta certe questioni, pur a fronte di dati e fenomeni agghiaccianti. Eppure, mentre i politici mostrano la consueta arrendevolezza, lo spolveramento delle Acciaierie su interi quartieri di Terni prosegue senza sosta; il fiume Nera si carica di tonnellate di metalli pesanti ogni anno; la discarica si fa ulteriormente allargare, quando dovrebbe essere chiusa da anni a causa delle sottostanti falde contaminate da cromo esavalente e altri veleni. Cittadini e lavoratori, intanto, restano la solita carne da macello (e da cannone, vista la prevista riconversione bellica dell'acciaio): ma dai siti Internet e dai giornali tradizionali si registra solo un silenzio assordante, preferendo eventualmente pubblicare le veline dei padroni delle ferriere, anziché rivolgere domande scomode a costoro. Dall'altra parte, i media non parlano del fatto che Terni e l'intera Umbria potrebbero diventare improvvisamente più ricche e attrattive, gestendo finalmente in proprio l'energia prodotta dalle potenti centrali idroelettriche locali. Un'opportunità irripetibile che la legge assegna alle Regioni, ma che, nel silenzio generale, rischia di avvantaggiare le solite multinazionali predatorie. Non c'è un articolo, non c'è un approfondimento, non c'è un'inchiesta su quel che conta davvero per le comunità locali e potrebbe fare la differenza per il futuro di giovani e meno giovani, rendendo più appetibili i nostri territori. Come se non bastassero gli innumerevoli trombettieri di certi colossali interessi economici, le stesse redazioni rischiano di vedere azzerate libertà di pensiero e di espressione, influenzate come sono da inserzionisti che diventano finanziatori di giornali e siti Internet spesso in crisi. Inserzionisti che, con pochi spicci, potrebbero orientare le linee editoriali, riducendo l'autonomia delle testate. E quindi l'indipendenza degli stessi cronisti, che infatti non pongono domanda alcuna. Era il 1989 quando Giorgio Bocca vergava Il padrone in redazione: non solo la libertà di stampa è perennemente in pericolo, ma, in specifiche circostanze, la stessa stampa si trasforma in strumento di potere al servizio dei grandi gruppi economici. 35 anni dopo, nulla di più attuale a Terni, in Umbria, in Italia.

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