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mercoledì 15 novembre 2017

di
Enrico Melasecche, Lista Civica “I love Terni”        
  
L’assessore Corradi ha risposto pochi giorni fa alla mia interrogazione sulla passerella che, speriamo prima possibile, andrà a collegare la nostra stazione ferroviaria a Via Proietti Divi. Un’opera sicuramente interessante dal punto di vista estetico ma sulla quale rimangono vari interrogativi. Mi chiedevo per quali ragioni per un collegamento funzionale del genere si fosse decisa una soluzione che costa alla fine, come realizzazione, oltre cinque volte quella di un sottopasso, oltre dieci volte come manutenzione. 

La prima risposta che ho avuto è che i sottopassi non sono amati dai pedoni e lì sarebbe stato lungo oltre cento metri, ma forse chi l’ha voluta aveva in mente quello di Via Battisti o altri analoghi qui da noi. Sono tornato questo fine settimana a Bologna per rivivere  i luoghi di uno dei miei primi impegni professionali ma anche per riflettere su quell’attentato folle che vide il 2 agosto 1980 un Paese ferito, con ottantasei vittime, una strage assurda. 

Ho sostato in quella sala d’aspetto in cui una lapide ricorda anche il  nostro Sergio Secci sotto la quale forse un mazzo di fiori non dovrebbe mai mancare. Ebbene per giungere dal parcheggio interrato al primo binario ho percorso non cento metri ma forse un chilometro nel sottopasso ampio e luminosissimo, con tapis roulant,  frequentato da centinaia di persone e mi sono chiesto come certe opere siano possibili altrove ma non da noi in cui si costruisce invece una passerella, certamente autocelebrativa di un periodo, quello delle cicale, i cui sprechi dovranno pagare almeno due generazioni di ternani con sacrifici pesantissimi. 

Mi chiedo ma è possibile che in una Terni in cui i simboli non mancano di certo, dalla Cascata all’Obelisco di Pomodoro, dalla grande  Pressa da 12.000 tonnellate a S. Valentino, ma anche, se non ce la fossimo persi per strada, la grande fabbrica di Papigno trasformata in studi di produzione cinematografica, ci si inventa un’opera, tutto sommato superflua che alla fine supererà abbondantemente i cinque milioni? 
Oltre un milione in più del costo fissato dalla gara, pari ai 2/3 di quello del Teatro Verdi di cui questi strateghi, alla ricerca di nuovi simboli di regime, si sono volutamente dimenticati, dichiarando che “non fa parte dell’identità cittadina”.  

Un costo pari a quasi tre volte il Ponte Maratta Sabbioni, compresa la nuova strada di collegamento, arteria pulsante dell’industria, dell’artigianato e del commercio.  
Senza considerare che la passerella molto di più costerà in termini di manutenzione pur se utilizzata da un numero esiguo di pedoni. 

Addirittura per terminarla, come suol dirsi “a tozzi e bocconi” ci si è rimangiati non solo l’intero ribasso d’asta ma anche i fondi che sarebbero dovuti servire al completamento del parcheggio a nord, la cui area fu acquistata, un vero affare lungimirante, ai tempi in cui il Comune patrimonializzava invece di svendere i gioielli di famiglia. 

Ma non basta: la struttura in acciaio scatolare è protetta esternamente con vernici epossidiche, per risparmiare sulla zincatura, ma fra quanti anni le superfici interne non verranno attaccate dalla ruggine? E cosa dire del legno usato a piene mani per l’arredo, quanto durerà alle intemperie? 

Ogni intervento da effettuare sopra i binari con i fili dell’alta tensione comporterà problemi ingenti e costi altrettanto rilevanti. 
Le scelte che le amministrazioni hanno fatto in questo ventennio sono di tipo ideologico ed un po’ megalomane per nulla saldamente ancorate alle priorità di una progettazione per una prospettiva robusta.  
Un intervento del prof. Giuseppe Croce, a commento di dati economici e statistici vedono l’Umbria nell’ultimo ventennio scendere inequivocabilmente al Sud del Paese con Terni in posizione peggiore della media regionale a causa della perdita di competitività, di mancati investimenti privati che soli oggi creano ricchezza e nuova occupazione, con prevalenza della spesa pubblica. 

Il quadro peggiore nella nostra storia repubblicana. Il fallimento è quello di una generazione di politici che ha sprecato occasioni uniche di sviluppo basato sulla luciditá di strategie intelligenti. 
Si pensi solo che fino a pochi mesi fa questa giunta insisteva mantenendo in bilancio il costosissimo Uovo di Ridolfi dopo averlo tradito realizzando in Corso del Popolo il Palazzo degli Uffici. 

Fa piacere che Croce, come qualche altro rappresentante di alcuni ambienti cittadini, alla luce di dati inconfutabili, rivedano a posteriori i giudizi, forse anche il sostegno, a questa sinistra abbastanza provinciale e ben poco meritevole di fiducia.  



                           

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