mercoledì 20 gennaio 2021

Gli studenti si mobilitano: meglio la didattica a distanza se non c'è sicurezza

La 3A del Liceo Classico ha pensato di scrivere una lettera condivisa con un comune denominatore, vorremmo una scuola sicura e mezzi pubblici adeguati per la situazione che stiamo vivendo. Una protesta pacifica per rivendicare la sicurezza di tutti.  Restare a casa nei giorni in cui si dovrebbe andare a scuola e avvertendo i professori della disponibilità di effettuare lezioni online. I giovani si mobilitano per evitare la terza ondata pandemica, rischiare la salute e tornare a scuola senza nessun cambiamento non ha senso. I giovani vorrebbero tornare a scuola il prima possibile e in sicurezza, senza ritrovarsi come è già successo che si richiuda nuovamente il giorno dopo. I ragazzi chiedono una strategia a lungo termine che non metta a rischio la salute di nessuno, una voce, un coro di aiuto e di sostegno per portare speranza e normalità per le nuove generazioni. Il futuro sono loro e meritano un ascolto attivo.

Di seguito la lettera della 3A.

Care studentesse e cari studenti, ci sentiamo veramente sicuri a rientrare tra le mura scolastiche in queste condizioni? Le decisioni prese finora hanno davvero dato esiti concreti? La scuola in presenza non è solo quattro mura e banchi distanziati, non è solo il tempo che passiamo tra le mura dell’edificio scolastico, ma anche tutto ciò che succede prima e dopo. La scuola in presenza coinvolge necessariamente anche i trasporti e tutto quello che ne consegue e per quanto questo argomento sia stato al centro di numerosi dibattiti non sono stati apportati, almeno nella nostra regione, effettivi cambiamenti che ci avrebbero permesso di recarci a scuola in tutta sicurezza. Sarebbe necessario un maggiore coordinamento tra istituti scolastici e aziende di trasporto per poter mettere a disposizione, in questo periodo straordinario, ulteriori mezzi alternativi. E la continuità didattica? Noi studenti non riteniamo sensato rientrare a scuola, sfidando la situazione sanitaria attuale, senza la certezza del domani. La divisione in fasce orarie degli ingressi, proposta avanzata senza tener conto delle effettive conseguenze, è l’ennesima dimostrazione della poca rilevanza data ai bisogni degli studenti e dei professori: basti pensare agli stessi trasporti ancora una volta non coordinati agli orari proposti, oltre allo sconvolgimento delle poche attività extrascolastiche pomeridiane che questa situazione ci ha lasciato. Non vogliamo sentirci costretti a scegliere tra istruzione e salute; ci chiediamo perché sia stato scelto proprio questo momento, quando i contagi sono ancora molto alti anche in Umbria, per tornare a scuola. La DDI, almeno nella nostra piccola realtà, ha sempre funzionato: noi studenti siamo disposti a continuare a stare dietro gli schermi un altro pò, aspettando che la scuola torni un posto sicuro, perché noi studenti siamo i primi a voler tornarci, per noi è questa la scuola, ma esigiamo farlo in sicurezza. Non vediamo l’urgenza di riaprire mettendo a rischio le nostre condizioni, continuando ad essere in balia di proposte che spesso ci vengono comunicate il giorno prima e che, nel migliore dei casi, non ci consentono altro che qualche sporadica settimana di scuola in presenza, che non cambierà nulla. Cosa possiamo fare? Il modo più sicuro per farci ascoltare è continuare a rimanere a casa, anche nei giorni che dovrebbero essere in presenza nelle nostre scuole. Il nostro obbiettivo è rientrare a scuola il prima possibile, senza temere per la nostra salute e per quella dei nostri cari. Abbiamo intenzione di non presentarci nei giorni scolastici in presenza ma piuttosto di invitare i professori a farci lezione in DDI, qualora le condizioni miglioreranno saremo più che pronti al ritorno a scuola.


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