presidente 'Italia Nostra' Umbria 'Italia Nostra' Terni
Salutiamo con estremo favore la proposta della nuova Giunta regionale umbra, un'iniziativa volta a creare una società pubblico-privata per la gestione delle centrali idroelettriche di Galleto-Marmore, oltreché le altre minori -di cui alcune con concessione pubblica scaduta da addirittura sei anni! La società pubblico-privata è una delle tipologie di gestione individuate dalla legge nazionale del 2019; essa rappresenta la forma più aderente alla ratio della norma, ispirata a una forte autonomia regionale nella gestione dell'energia idroelettrica. La legge nazionale peraltro impone che almeno il 30% degli asset vengano ceduti a gara pubblica, senza ovviamente attendere il 2029, come taluni continuano immotivatamente a dire, a partire dalle concessioni sono già scadute, vicenda di cui abbiamo già informato la Corte dei Conti, al fine di sanzionare i responsabili di questo inconcepibile ritardo. Ora occorre che il tavolo interdirettoriale, previsto all'uopo dalla Giunta regionale, concluda bene, con concretezza e in fretta i propri lavori: non c'è tempo da perdere e, soprattutto, c'è il rischio di dare frattanto nuovamente fiato alle lobby per lasciare tutto com'è. Non manca, infatti, chi vuole mantenere uno status quo utile soltanto a gonfiare i già grassi bilanci di ENEL e compagnia, con conseguenti megabollette a carico di tutti noi. Al riguardo, la politica presti particolare attenzione sia al lavoro cristallino dei dirigenti regionali che a possibili interferenze degli special interests sull'operato degli stessi consiglieri regionali: poiché ballano miliardi di euro di controvalore, confidiamo in condotte specchiate. Inoltre dovranno seguire specifici aggiornamenti legislativi e regolamentari regionali. Essi saranno fondamentali per attrarre e insediare in loco nuove industrie, specialmente big tech americane, imprese certo energivore, ma in grandissima crescita, ad alto valore aggiunto, a basso impatto ambientale, con prospettive ultradecennali e con migliaia di occupati qualificati ovunque (eccetto in Umbria). Basterà prevedere nelle norme una specifica “condizionalità occupazionale”, così da legare organicamente la concessione a nuovi posti di lavoro, generando un salto nel futuro, creando -da zero- condizioni di base utili a registrare anche qui rilevantissimi investimenti in distretti digitali innovativi. Valuteremmo invece del tutto velleitario e antistorico cedere energia all’ottocentesco Arvedi di turno, il quale già rivendica curiosamente le centrali 'a gratis', ma non potrà comunque creare nuovi posti di lavoro: tale prospettiva non esiste nemmeno nei più favorevoli siti siderurgici europei. Non si perda dunque altro tempo dietro questa inquinante filiera, dietro fantomatici "accordi di programma": il declino di parte dell'acciaio è irreversibile in Italia, per una nota serie di fattori nazionali e internazionali. Ad Arvedi e a Thyssen Krupp vadano frattanto chiesti gli enormi danni ambientali fin qui prodotti, altro che energia a sbafo. Quanto alla tutela dei corpi idrici e alla prevenzione del rischio idrogeologico, la Regione ha poi l’occasione di voltare pagina rispetto allo sfruttamento intensivo del lago di Piediluco, prevedendo una cauta e sana gestione idroelettrica ‘ad acqua fluente’, tutelando così le sponde e l’intera frazione ternana, reclamando inoltre i molti milioni necessari per sistemare quanto fin qui provocato dai concessionari che hanno operato sul lago, stando al ragionamento più volte esposto da 'Italia Nostra', ora fatto proprio e attestato anche dalla Corte di Appello di Perugia, sentenza 871/2023. La Regione Umbria, con la società pubblico-privata, dovrà anche disporre il superamento definitivo del bizzarro regime accendi-e-spegni della Cascata delle Marmore, stabilendo invece un flusso di acqua ridotto, ma finalmente costante, lungo i tre salti, rispettando pienamente il sito naturalistico e la sua vocazione turistico-ricreativa, così come accade nei siti più blasonati del mondo (e le Marmore sarebbero tra questi). Un flusso idrico ridotto, ma costante, potrà contribuire a evitare gli ulteriori, dispendiosi e, fin qui, nascosti danni alla stabilità delle porose strutture rocciose dell’area, eliminandovi l'effetto bagnasciuga, costato alle casse pubbliche svariati milioni, negli ultimi decenni, per opere di consolidamento e messa in sicurezza, mentre i concessionari incassavano miliardi! Ci rallegriamo dunque per l'iniziativa della Regione, ma adesso si acceleri in direzione del futuro -che, da tempo, non passa più per ferraccio & affini
Nessun commento:
Posta un commento
Commenta la polemica....