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sabato 13 ottobre 2018

Il Consiglio di Stato ha respinto l’appello proposto dal Comune di Benevento avverso la sentenza del TAR Campania n. 1566/2018, che aveva annullato le deliberazioni del Consiglio e della Giunta nella parte in cui vietavano il consumo, da parte degli alunni, di cibi diversi da quelli forniti dalla ditta appaltatrice del servizio nei locali in cui si svolge la refezione scolastica, imponendo quindi, nel caso non si volesse optare per lo stesso, o il rientro o una diversa scelta di tempo scuola.

A distanza di oltre due anni dalla nota sentenza della Corte di Appello di Torino del 21 giugno 2016, anche il Consiglio di Stato conferma il diritto di scelta e l’inutilità di un conflitto che ormai ci occupa da tanto tempo. 

Il Consiglio di Stato dice sì al diritto al pasto da casa al posto della refezione scolastica e nega alle amministrazioni comunali il potere di impedire l'introduzione in mensa di cibo fatto dalle famiglie. La battaglia per “il panino libero”, partita da un gruppo di circa cinquanta genitori che protestavano contro il costo eccessivo delle mense a Torino, riceve per la prima volta una legittimazione nazionale, dopo le tante sentenze di tribunali civili e amministrativi in giro per l'Italia. 
La recente sentenza del Consiglio di Stato ha riconosciuto agli studenti la libertà di portare il pasto preparato a casa e di consumarlo nelle scuole pubbliche.

Il provvedimento in esame considera la previsione del divieto di permanenza nei locali scolastici per gli alunni con il pasto da casa “affetta da eccesso di potere per irragionevolezza, in quanto misura inidonea e sproporzionata rispetto al fine perseguito”.


Non vogliamo entrare nel merito delle questioni di rito affrontate nella sentenza, il Giudice Amministrativo ha rigettato la domanda formulata dall’Ente locale ritenendo la domanda infondata in quanto “Vi è, anzitutto, un’incompetenza assoluta del Comune, che – spingendosi ultra vires” con il proprio regolamento ha imposto prescrizioni ai dirigenti relativamente all’organizzazione del servizio mensa, limitando la loro autonomia. Infatti la circolare MIUR n. 348/2017 , in attesa della pronuncia della Cassazione, aveva riconosciuto il pasto da casa con alcune cautele ed indicazioni.
Non essendo state dimostrate le ragioni di salute e di igiene, il regolamento comunale impugnato “limita una naturale facoltà dell’individuo – afferente alla sua libertà personale – e, se minore, della famiglia mediante i genitori, vale a dire la scelta alimentare: scelta che – salvo non ricorrano dimostrate e proporzionali ragioni particolari di varia sicurezza o decoro – è per sua natura e in principio libera, e si esplica vuoi all’interno delle mura domestiche vuoi al loro esterno: in luoghi altrui, in luoghi aperti al pubblico, in luoghi pubblici”.
Nella sentenza si spiega come i Comuni non possano approvare regolamenti che impongano prescrizioni ai dirigenti scolastici, limitando la loro autonomia con vincoli in ordine all’uso della struttura scolastica e alla gestione del servizio mensa”.

Il consumo di parti confezionati a domicilio o comunque acquistati autonomamente potrebbe rappresentare un comportamento non corretto dal punto di vista nutrizionale” si manifesta irrispettoso delle rammentate libertà e comunque è inconfutabile.



Un pasto cotto la mattina quale garanzia di sicurezza può dare?
Per quanto riguarda i costi, bassi e in base all'Isee, con meno che cosa si può far mangiare ad un bambino? 
E la sicurezza degli altri bambini? 
Idoneità, coerenza, proporzionalità, rischio igienico sanitario rispetto all'obiettivo educativo?

Da genitore, personalmente, non accetterò mai che mio figlio possa condividere un pasto portato da fuori, non sicuro e che possa essere scambiato, gli insegnanti non potranno mai garantire che non si verifichi un baratto tra piccoli infanti.

O i genitori andranno a prendere i figli per consumare il pasto o i "pasti diversi" dovranno essere consumati in altro luogo idoneo diverso dal consumo degli altri. 
Dispiace per i bambini ma una "ghettizzazione" voluta da pochi è necessaria per la sicurezza di tutti. 

"Diseducazione" allo stato puro, i responsabili di qualsiasi fornitura sbagliata possono essere riconosciuti mentre per i genitori inadempienti sarebbe più difficile. Una situazione assurda creata solamente per moda, per ipocrisia e per negazionismo a priori.

Ci chiediamo: ma quando vanno a cena fuori, si portano il pasto da casa? 

E' meglio tacere, prima era colpa di All Foods ora è della Gemos. I bambini intolleranti, celiaci devono essere messi a rischio per quale motivo?

E' necessario un patto con le famiglie per salvaguardare i bambini, la strumentalizzazione politica degli adulti in questo caso è solo dannosa e controproducente.

Per fortuna resta salva da parte dei dirigenti l'eventuale adozione di misure specifiche, da valutare caso per caso, necessarie ad assicurare, mediante accurato vaglio, la sicurezza generale degli alimenti, ma è chiaro che non potranno mai consistere in un divieto tout court.

Il Co.Sec esulta per il pasto da casa,  in linea con la Rete Nazionale Commissioni Mensa, per cui la priorità è posta sulla migliore qualità della mensa scolastica, "come momento altamente educativo e di aggregazione"

Negli anni, a tal fine, il Cosec ha difeso strenuamente la gestione diretta del servizio ed il mantenimento delle cucine in loco, ciò nondimeno e all'atto pratico - dichiarano - non possiamo non appoggiare l'estrema ratio, come risoluzione di questioni che si trascinano da troppo tempo ormai, del pasto da casa. "Riteniamo pertanto doveroso portare all'attenzione pubblica questa importante opportunità, che si è concretizzata anche a Terni, offrendo fattivamente la nostra disponibilità e la nostra collaborazione a chiunque volesse avvalersene".

Qualità, la Gemos usa prodotti umbri e di qualità, si consegna l'isee e in base a quello si paga, il menù è concordato sia per i vegetariani, per chi ha allergie e per i celiaci.  Imparare a mangiare è educativo, portare da casa quello che piace non lo è. Quale dovrebbe essere l'obiettivo di questa battaglia fine a se stessa?

La sentenza ha valenza nazionale, quindi potrà essere rivendicata e chiamata in causa in tutti i comuni dove le famiglie vanno in contrasto con le mense che operano nelle scuole comunali, perché non piace il servizio o perché non possono permetterselo. 

In base all'ultimo rapporto di "Save the Children (Non) Tutti a Mensa 2017" le tariffe delle mense vanno da quella massima, stabilita in base all'Isee, di 7,28 euro al giorno a Ferrara a quella minima di Palermo, pari a 0,30 euro.





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