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sabato 26 novembre 2022

Concessioni idroelettriche:  "Italia Nostra" opportunità economica per Terni e per tutta l'Umbria

«Torniamo nuovamente a sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica locale sul tema energetico. Con l’entrata in vigore del decreto legge del 2018, che prevede un’importante innovazione normativa in tema di grandi derivazioni idroelettriche, per la regione Umbria le opportunità sono uniche, sia in termini economici che di riappropriazione della dignità in termini di territorio, al quale è stata sottratta un risorsa, quella dell’acqua, come ritorno economico», cosi' il presidente di ‘Italia Nostra Umbria, l’avvocato Marco Sansoni. «Una beffa ai danni dell’Umbria e dell’Italia, uno scippo legalizzato, un profitto enorme sottratto all’interesse generale. Un lucro ‘privatizzato’ che fa impennare le bollette elettriche di famiglie e imprese. Parliamo della svendita delle concessioni idroelettriche alle multinazionali, una svendita proseguita per oltre 20 anni da parte delle Regioni col placet dello Stato, senza alcun beneficio per casse pubbliche, territori, consumatori. La centrale idroelettrica delle Marmore, risorsa naturale, è uno degli impianti più importanti d'Europa ed è sfruttata da almeno dieci anni. L’acqua è tuttora mulinata quasi gratis dai concessionari, mentre al contempo si impoverisce la comunità locale di opportunità –canoni inconsistenti, danni a Piediluco, Cascate chiuse, turismo limitato, povertà di mezzi materiali. Il canone concessorio, pur raddoppiato dalla Regione Umbria -solo nel 2017- e pur in corso di lieve e ulteriore incremento, continua a generare incassi risibili: quattro milioni alla Regione sui quasi 200 a bilancio ERG Hydro 2021Bilanci alla mano, dalle centrali di Terni i concessionari Endesa/EON/ERG hanno infatti guadagnato e investito altrove oltre un miliardo e mezzo di euro in 15 anni, senza che regione Umbria, comuni del bacino idrografico, famiglie e imprese abbiano tratto benefici minimi. E’ anche emerso come lo stesso comune di Terni non sia padrone in casa propria, faticosamente conseguendo -e solo da un lustro- quattro spicci, peraltro totalmente bruciati proprio nel tentativo di sanare il grave dissesto idrogeologico che ciclicamente riemerge a Piediluco. Quindi le multinazionali che si sono succedute (Endesa-EON-ERG-ENEL) portano regolarmente via la cassa, rigonfia di denari a volontà, mentre qui restano danni e impoverimento. Una logica di depredazione coloniale, assentita da normative ritagliate su misura delle multinazionali e dei loro interessi. In Valle d'Aosta il modello gestionale idroelettrico è completamente diverso e centinaia di milioni dell'idroenergia non vengono certo incassati da un privato e poi investiti chissà dove, ma sono interamente impiegati in loco da una società regionale pubblica, rispondendo concretamente ai tanti bisogni di famiglie e imprese, esclusivamente nell'interesse generale. La produzione nazionale del 'grande idroelettrico', con investimenti generalmente ammortizzati da molti decenni, ha un costo industriale non superiore a € 0,02 (2 cent!) per kWh. Tuttavia ai consumatori dell'Umbria (e d'Italia), pure in tempo di pace, sono stati sempre imposti prezzi di mercato superiori di almeno 10 volte, senza aver mai siglato nemmeno convenzioni territoriali». Quanto alla futura gestione del sito idroelettrico di Terni, la nuova normativa nazionale (DL 135/2018) e quella in arrivo dalla Regione Umbria (PDL 1473/2022) non spazzano via i dubbi esistenti: 

si vuole proseguire a privatizzare la rendita idroelettrica? Quale ruolo intende assumere la Giunta regionale? 

«Italia Nostra rivolge pertanto un forte appello a tutte le Istituzioni umbre, alla regione Umbria anzitutto, ma anche ai comuni, alle forze civiche, associative e politiche, affinché si faccia quadrato in difesa delle nostre centrali, tornando a una sana gestione pubblica del sistema idroelettrico umbro, seguendo i migliori modelli manageriali esistenti a livello nazionale, a partire da quello della Valle d’Aosta». A tal fine bisognerebbe superare l’ampia ignoranza sul tema, solo Fabio Paparelli (Pd), nella legislatura precedente, ha finalmente portato avanti gli interessi di Terni per i canoni idroelettrici permettendo che le risorse economiche venissero impiegate per Piediluco e la Cascata della Marmore. E' stato dimostrato che era solo un ouverture, le ingenti risorse sono state impiegate solamente per una parte non permettendo l'ulteriore sviluppo e sostenibilità che le due aree meriterebbero. Lo sfruttamento idroelettirco deve essere investito solamente per Piediluco e per la Cascata delle Marmore, due siti turistici fiore all'occhiello per l'Umbria, che impavidamente ne beneficia a mero titolo. Senza alzare la voce per quello che spetta di diritto non sarà mai concesso. Tesei docet. Per far crescere l’Umbria, conclude Marco Sansoni, occorre lungimiranza, «evitando di assegnare ancora una volta a multinazionali private, a fini volgarmente speculativi, un bene di interesse strategico regionale e nazionale: l’energia idroelettrica deve tornare nostra. Seguiranno nuove iniziative al riguardo».




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