di Enrico Melasecche
Il tema della mole delle scorie prodotte da un sito produttivo come quello di Terni è sempre stato centrale nelle problematiche del ciclo industriale delle acciaierie ed è stato affrontato nel secolo passato in base a logiche che nel tempo sono andate per fortuna cambiando al cambiare delle normative, della sensibilità della pubblica opinione ma anche dei progressi che ha fatto la scienza. Un tempo le scorie venivano semplicemente utilizzate al posto del pietrisco di cava come materiale stabilizzante per realizzare piazzali, sottofondi stradali, parcheggi, operazione da molti anni ormai severamente vietata. La città si trova a dover fare i conti periodicamente con quelle scelte di cinquanta e più anni fa. Basta ricordare le condizioni in cui si trova il Parco Rosselli, ex sede della I Circoscrizione Tacito, chiuso da troppi anni e senza aver visto purtroppo risolto anche nel quinquennio amministrativo appena trascorso il problema della bonifica e della riapertura al pubblico dopo che le alberature hanno cominciato a manifestare problemi a causa del sottofondo realizzato con uso abbondante delle scorie proprio in prossimità delle acciaierie. E’ stato per decenni luogo di socializzazione, di svago, il polmone verde del quartiere che si estende alla sinistra di Corso Tacito percorrendolo da Palazzo Spada verso Piazza Tacito. Purtroppo rimane una dei troppi problemi irrisolti che andava affrontato con ben altra determinazione e che impone all’attuale Assessore all’Ambiente di concludere concretamente quanto celermente fatto fino ad oggi. Altro caso che recentemente è salito all’onore delle cronache è stata la riqualificazione del parcheggio degli Uffici finanziari in Via Bramante quando le radici dei pini avevano sollevato un movimento tellurico di proporzioni non più accettabili. E’ stato uno dei tanti problemi che ho affrontato e portato a conclusione con la eliminazione dei pini e la sostituzione dei lecci. Durante i lavori emerse la presenza di una vasta platea di scorie che però, dalle analisi fatte, non manifestarono il pericolo di lisciviazione nelle falde per cui potemmo concludere positivamente l’intervento, con le nuove essenze che stanno prendendo forma. Quanto al trattamento delle scorie è nota a tutti la svolta che ha caratterizzato l’impegno dell’AST negli ultimi anni della proprietà Tyssen Krupp, con la ricerca di un partner affidabile che potesse affrontare con esperienza, conoscenza della materia ed affidabilità il problema della riduzione della quantità da portare in discarica che ha visto l’accordo con la finlandese Tapojarvi multinazionale che tratta da anni le scorie della Outokumpu, uno dei più importanti produttori europei di acciaio inossidabile, che fu ad un passo dall’acquisto dell’AST. La Tapojarvi ha realizzato come noto un impianto in funzione per il trattamento delle scorie del valore di 40 milioni per demetallizzarle, recuperando metalli preziosi che compongono la lega dell’inox. Oggi si rende possibile questo ulteriore salto in avanti con l’inizio della sperimentazione da parte di ANAS e ARPA Umbria, voluta dalla Regione e promossa in accordo con l’AD dell’ANAS che ha benedetto questo inizio di collaborazione che potrebbe portare, come già accade in Finlandia, a risultati particolarmente interessanti. Se, come ci auguriamo, al termine delle sperimentazioni e delle prove meccaniche fosse possibile inserire l’utilizzo del filler e degli agglomerati di maggiori dimensioni nella stesura del sottofondo e del bitume senza alcun pericolo per l’ambiente si conseguirebbe un risultato straordinario dal punto di vista ambientale ma anche economico, risparmiando materiale di cava e riducendo la discarica in funzione. Già i primi esperimenti con le scorie dell’acciaio al carbonio hanno dato risultati incoraggianti ma inizia ora una fase nuova per le particolari componenti dell’inox. Ringrazio fin d’ora per la disponibilità sia la Direzione dell’AST, ma anche ANAS, ARPA e tutti i tecnici che a vario titolo collaborano a questo progetto, rivoluzionario per l’Italia. Riuscire a coniugare produzioni industriali che sono leader del settore in Italia, grazie al Gruppo Arvedi oggi in fase di ulteriore espansione con il ritorno alla produzione del lamierino magnetico, con un rinnovato rispetto dell’ambiente ed un recupero di materie prime costituisce un fattore di indubbio consolidamento delle acciaierie di Terni in un settore in cui la concorrenza rappresenta una sfida da vincere ed a cui la Presidente Tesei sta lavorando da tempo per concludere un accordo con il Governo che vedrà consolidarsi la più importante industria manifatturiera dell’Umbria, in termini di valore delle produzioni e delle esportazioni.
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