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mercoledì 11 dicembre 2024

di avv. Marco Sansoni -dott. Andrea Liberati 
presidente 'Italia Nostra' Umbria        

'Italia Nostra' Terni 'Italia Nostra' Umbria prosegue la battaglia per una gestione degli asset pubblici autenticamente manageriale, esclusivamente all'insegna dell'interesse generale: agli antipodi, dunque, di quanto accade da decenni e tuttora con le nostre centrali idroelettriche, bottino miliardario e parassitario delle multinazionali di turno. Pertanto, nell'obiettivo della più sana gestione pubblica, dopo la mancanza di trasparenza sui dati finanziari da parte del concessionario ENEL; dopo le conseguenti missive alla CONSOB e ad altre autorità; 'Italia Nostra' ha esaminato anche le discutibili condotte del concedente, la Regione Umbria, le cui clamorose 'dimenticanze' sulle concessioni già scadute da anni, quelle ACEA di Narni (fraz. San Liberato) ed Edison di Terni (loc. Pentima), producono danni significativi alle casse di numerosi e diversificati enti pubblici locali. A dispetto delle previsioni della legge nazionale, la Regione Umbria, inoltre, non ha nemmeno definito il quadro regolatorio di propria competenza, necessario per dare finalmente vita a quelle gare che la normativa imporrebbe sin dal 2018, gare che altre Regioni hanno responsabilmente già varato. Per questi e altri motivi, tra cui la sicurezza idraulica del territorio, abbiamo deciso di interessare anche la Corte dei Conti dell'Umbria, con la lettera di seguito, trasmessa all'organo giurisdizionale contabile pochi giorni fa:


Eccellente prof. dott. Antonello Colosimo,

quale esponenti dell'associazione 'Italia Nostra' dell'Umbria siamo a rappresentarLe una vicenda che riteniamo abbia rilevante impatto finanziario per le casse della Regione Umbria e, a ricasco, per quelle della Provincia di Terni, dell'ente Bacino Idroelettrico Montano (BIM), dei Comuni di Terni e Narni (che ospitano alcuni impianti idroelettrici di c.d. grande derivazione la cui concessione è scaduta da anni), nonché per i bilanci degli altri municipi facenti parte del distretto idrografico del fiume Nera. In particolare, rivolgiamo la presente missiva per significarLe che, a seguito del D.L. 135/2018, della Legge 12/2019 e seguenti, lo Stato ha disciplinato la regionalizzazione degli impianti idroelettrici di grande derivazione, ossia di potenza nominale superiore a MW 3, tipicamente finora affidati a imprese di settore tramite il sistema delle concessioni pubbliche. Nella nostra regione sono scadute -da oltre cinque anni- le concessioni di grande derivazione dell'impianto idroelettrico gestito dalla Soc. ACEA presso San Liberato, Narni (TR), nonché dell'impianto idroelettrico gestito dalla Soc. Edison, ubicato in loc. Pentima, Terni. Nonostante l'obbligo di riassegnare per tempo queste concessioni tramite procedure di evidenza pubblica, stabilendo nelle more un canone aggiuntivo a carico dei concessionari scaduti, la Regione Umbria è parzialmente intervenuta solo lo scorso anno, con la L.R. 1/2023, stabilendo dunque tale canone aggiuntivo in ritardo di ben quattro anni, lasciando incassare fino ad allora una ricca e integra rendita idroelettrica alle Società indicate. Eppure altre Regioni si erano mosse tempestivamente, dalle Alpi all'Appennino Centrale, trattandosi di "prestazione corrispettiva al protratto sfruttamento della derivazione idrica" (ord. 1043/2024, Corte di Cassazione SS.UU, caso A2A-Edison vs. Regione Lombardia). I predetti impianti ACEA ed Edison continuano frattanto a operare de facto in regime di prorogatio. Considerando come tali concessioni, scadute da oltre un lustro, insistano negli specifici territori indicati in premessa; valutato come a siffatto tardivo intervento della Regione Umbria sembri corrispondere una consimile inazione da parte degli Enti locali pur interessati alle potenziali risorse aggiuntive, tra cui Provincia di Terni, Comuni di Terni e Narni, nonché il BIM; si chiede a codesta Autorità di valutare l'opportunità di attivare un rigido controllo di gestione sulla specifica e lucrosissima filiera delle concessioni idroelettriche, verificando parimenti le condotte assunte da tutti gli enti coinvolti sin dalla fine del decennio scorso, nel tempo che ha preceduto la scadenza delle citate concessioni. Sono infatti già stati perduti almeno quattro anni, in un'inerzia generale che ha certamente sottratto cospicue somme a varie casse pubbliche sotto forma di mancati canoni, sovracanoni rivieraschi e sovracanoni BIM. Ricordando infine come la Legge nazionale 12/2019 assegni alle Regioni asset dall'enorme valore sia finanziario che strategico, imponendo altresì procedure trasparenti e rigorose per la cessione sul mercato/cogestione di una quota minima pari ad almeno il 30% delle grandi derivazioni, si segnala alla pregiatissima S.V. che, al momento, non pare alle viste alcuna gara al riguardo in Regione Umbria, poiché manca tuttora il necessario e connesso quadro regolatorio da parte dell'Ente: pertanto si indugia ulteriormente non solo nell'assegnazione delle due concessioni da tempo scadute, ma prevedibilmente anche per le sette in scadenza tra appena quattro anni. La questione presenta una sfumatura forse meno nota, ma certamente rilevantissima sul piano generale, non essendo chiaro se e chi stia procedendo con i necessari investimenti (o con le relative economie) a medio e lungo termine per la sicurezza di impianti, ponti canale, bacini, sponde, dighe, a fortiori dinanzi a concessioni da tempo scadute o di prossima scadenza. 


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