Il contrasto e l'adattamento ai cambiamenti climatici non si fa con singole iniziative ma cambiando strutturalmente la pianificazione strategica a 360 gradi, per questo la Regione Umbria sta lavorando attraverso iniziative di legge e atti di pianificazione che possano disegnare concretamente la capacità di mitigazione di quella che è la grande sfida dei nostri tempi. In questa direzione la Regione Umbria ha avviato, in pochi mesi, un cambiamento radicale di prospettiva. Siamo l'unica regione italiana insieme alle Marche tra i 164 progetti presentati ad avere ottenuto il finanziamento per il progetto "Umbria Region Adaptation to Climate Change" (URACC) in partenariato con 3A-Parco Tecnologico Agroalimentare dell'Umbria: un primo contributo di 210 mila euro dall'Unione Europea attraverso il bando "Pathways2Resilience (P2R)" destinato a supportare le Regioni europee nello sviluppo dei propri Piani di adattamento ai cambiamenti climatici. Questo dopo aver visto la Regione Umbria essere la prima regione in Europa ad inserire nel proprio Statuto un articolo dedicato, l'11-ter, alla crisi climatica e la Presidente assegnare una specifica delega alle politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Non solo, stiamo anche agendo concretamente per dare risposte immediate. Poche settimane fa la Giunta regionale ha stanziato anche 700 mila per il progetto RIMU Clima, parte del PR FESR 2021-2027, per il potenziamento dei presidi territoriali per un monitoraggio più efficace finalizzato a migliorare la nostra capacità di prevenire e gestire i rischi naturali legati ad eventi estremi. Risorse che i vari servizi, dalla Protezione Civile a quelli dell'agricoltura utilizzeranno per attività specifiche volte a migliorare la rete meteorologica e prevenire i rischi. Intenzione del mio assessorato è quella di delineare il Programma stategico territoriale (PST), istituito dalla legge regionale 21 gennaio 2015 e mai approvato dopo 10 anni, come lo strumento con cui declinare in ogni aspetto della vita della nostra regione l'adattamento ai cambiamenti climatici individuando le azioni necessarie alla mitigazione del rischio territoriale ed ambientale, al risanamento delle singole componenti dell'ecosistema ed alla valorizzazione delle specificità. L'analisi presentata oggi dal Sole 24 Ore aggiornata al periodo 2014-2024 e basata sui dati forniti da 3bmeteo conferma che l'Umbria è particolarmente vulnerabile agli effetti dei cambiamenti climatici. La classifica sulla qualità del clima dei 107 capoluoghi di provincia relega Terni al penultimo posto e sempre Terni ha il dato peggiore in assoluto rispetto a caldo estremo (media annua dei giorni in cui la temperatura supera i 35 gradi) e ondate di calore (media annua degli sforamenti sopra i 30 gradi per tre giorni consecutivi). Stiamo facendo i conti con variabili come notti tropicali, escursione termica, intensità pluviometrica, circolazione dell'aria, riduzione della disponibilità idrica e con il significativo impatto sulla nostra regione a livello economico, sociale ed ambientale. Per questo, oltre ad intercettare nuove risorse attraverso funzioni dedicate a questo specifico compito nella nuova riorganizzazione, ogni euro speso dalla Regione Umbria dovrà essere messo a sistema per garantire che le nostre comunità siano pronte ad affrontare i sempre più visibili e tangibili effetti della crisi climatica. La Conca ternana è l'hotspot climatico più importante della regione e come tale deve essere affrontato sin da subito potenziando i presidi sociali e sanitari per affrontare le ondate di calore.
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