Da circa 15 anni lo scrivente, prima solitariamente con 'Italia Nostra', poi, brevemente, in politica, denuncia inascoltato la sottrazione di risorse miliardarie a Terni e all’Umbria, a opera dei concessionari idroelettrici locali, a partire da Endesa-Eon-Erg-Enel, poker di produttori avvicendatisi nella gestione del polo energetico di Galleto-Marmore. 15 anni dopo quelle prime denunce non sembra cambiato alcunché. Tutti rimangono immotivatamente assai remissivi con i 'padroni' dell'energia. Francesco Maria Ferranti (FI, Prov. TR) e Guido Verdecchia (AP Com. Terni), nel criticare l'annunciato addio della teleconduzione Enel, solo adesso sembrano realizzare che, contro Terni, è in atto una grave spoliazione pluridecennale da parte dell'industria dell'energia idroelettrica, contro cui, a loro dire, andrebbe utilizzata anche la leva dei canoni. Ultratardivi, ma giusti. Entrambi se la prendono poi con l'intorpidita Regione Umbria -Ente che però la stessa FI ha governato negli ultimi cinque anni. Eppure si ricorda un altro esponente politico forzista che, invece, ha preteso canoni idroelettrici bassi, preoccupato dei "rapporti con le multinazionali", che se ne sarebbero andate. Ma dove davvero sarebbero andate, di grazia, se tantissima acqua da mulinare era e resta solo qui, laddove abbiamo la quinta centrale idroelettrica più potente d'Italia, quella del polo di Galleto-Marmore, quella che garantisce un infinito lucro ai relativi detentori? Hic manebimus optime: e infatti i concessionari idroelettrici sono rimasti bellamente in loco a incassare oltre 3 miliardi di euro di mera rendita idroelettrica parassitaria, in 25 anni di gestione privatizzata. Utili medi per oltre € 100 milioni all’anno, un Ebit medio del 70-75% (!!!), cifre messe nero su bianco nei bilanci delle Società che li hanno pubblicati, come Erg. Di questa smisurata ricchezza, a Terni sono pervenuti letteralmente quattro spicci soltanto dopo il 2017, persino meno delle royalties petrolifere riservate a certi Paesi africani, oggetto delle depredazioni di multinazionali di rapina. Autore delle surreali parole sulla presunta fuga dei concessionari era Raffaele Nevi, collega di partito di Ferranti, il quale, per converso, oggi vorrebbe giustamente alzare i canoni. Ma da destra a sinistra, sull’idroelettrico e non solo, si è sempre suonato lo stesso spartito. Catiuscia Marini, ad esempio, ogni volta che Garrone, capo della Erg, faceva capolino a Terni, si precipitava nella Conca, pur con il Consiglio regionale in corso. Ma quali benefici abbiamo avuto, come umbri, di tanto zelo presidenziale verso i Re Mida dell'energia? Zero, e per soprammercato bollette altissime. Sono quelle stesse classi dirigenti che, afflitte dal tic iperliberista, poi non trovano soldi per strade, ospedali, servizi, finendo magari per alzare le tasse ai poveracci che già le pagano tutti i giorni. Se l'intera classe politica avesse lasciato ingrassare molto meno i concessionari idroelettrici, se si fosse combattuto per una gestione più equa della risorsa acqua, oggi non parleremmo di territori razziati, impoveriti, abbandonati. Vero è che sull’idroelettrico -la più grande rendita dell’Umbria- impazienti attendiamo pensieri, parole e fatti anche dalla nuova Giunta regionale. Dopo sette mesi di governo è tempo di esprimersi. Si attendono fatti concreti contro il dissesto del lago di Piediluco, causato dallo sfruttamento intensivo delle acque, con danni milionari da imputare ai concessionari medesimi. Sulle condizioni idrogeologiche di Piediluco -il lento 'scivolamento' del villaggio nel lago- fenomeno scientificamente accertato, lo stesso Comune di Terni potrebbe frattanto attivarsi nelle Aule di Giustizia, avendo in mano la preziosa 'relazione Borseti', citata dal capogruppo ternano di AP, Guido Verdecchia, nel proprio comunicato. Si tratta di una relazione tecnica che, alla luce di un'importante sentenza passata in giudicato (sent. 871/2023, Corte Appello Perugia), ricorda le precise responsabilità dei concessionari: perché Palazzo Spada, invece, pur possedendo quella relazione da almeno un anno, non pretende i dovuti risarcimenti milionari dai responsabili? Dalla Regione Umbria ci aspettiamo poi rapidi riscontri sull’apertura della Cascata delle Marmore, non più a ore, ma rispettosa della normativa sul c.d. Deflusso ecologico; sulle azioni imposte ai concessionari contro il degrado del Fiume Nera e delle sue derivazioni; sulle reali manutenzioni svolte e programmate dai concessionari su dighe, ponti canale, opere bagnate e asciutte; sull'attivazione di un sistema di telecontrollo a totale responsabilità regionale, perché la sicurezza idraulica è tema pubblico prioritario; sulle compensazioni a vario titolo dovute ai territori, dopo decenni di niente. La nuova Giunta regionale si esprima subito sulle quote degli asset idroelettrici da mettere a gara, visto che la legge nazionale dispone che almeno il 30% vada a mercato: la Regione vuole gestire in proprio il 70%, il 51% o ancor meno? E quando saranno finalmente avviate le gare per Acea San Liberato (centrale 'Marconi') ed Edison Pentima, concessioni scadute da molti anni, vicende già oggetto di segnalazione alla Corte dei Conti da parte di ‘Italia Nostra’ Umbria nel dicembre 2024?
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