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giovedì 8 maggio 2014

Tratto dalla "Gazzetta dello Sport" del 18 ottobre 2009
Fabio Belletti mentore di Jenson Button ricorda gli inizi in Italia dell'inglese, "impazziva per pizza e pasta"


Se Jenson Button è diventato campione del mondo, lo deve anche all’Italia. Era poco più che un bambino, quando sbarcò tutto solo a Fiumicino, per cominciare la sua avventura nei kart. Arrivò accompagnato da uno steward e ad aspettarlo in aeroporto c’era l’ex campione Fabiano Belletti, allora proprietario del Team Rambo e titolare della squadra One Racing che ha portato Daniel Mancinelli alla vittoria nel Tricolore di F. Renault. Belletti aveva scoperto Button quando correva in F.3 in Inghilterra. “Facevo il pilota e il talent scout  racconta. Nei fine settimana liberi, andavo a vedere le gare di kart. Un giorno del 1993, sulla pista di Buckmore Park, alla periferia di Londra, incontrai questo ragazzino. Mi colpì per lo stile pulito e l’intelligenza in gara. Allora Jenson aveva 13 anni e correva nella 60 minikart con la Rok, una squadra che usava i motori preparati dal padre John, ex rallista. Però il livello in Inghilterra era basso, così gli proposi di venire a correre in Italia”. Button, che in patria aveva cominciato a correre a 8 anni, vincendo tutte le 34 gare del campionato cadetti nel 1991, fece il salto nella categoria 100 junior. “Ricordo ancora il primo test continua Belletti. Andammo in Sicilia, sulla pista di Ramacca e lui al debutto aveva un difetto. Faceva le curve senza togliere il gas, tenendo giù il freno: una tecnica che nella categoria superiore non funzionava, perché faceva surriscaldare tutto. Bastò dirglielo una volta, e non ho dovuto più ripeterglielo nei tre anni successivi. Però Jenson in pratica nelle curve non frenava più. Con un set di pasticche facevamo tutta la stagione”. L’inglesino, che già correva con il simbolo della Union Jack sul casco, divenne lo spauracchio dei piloti italiani. Con la Birel si laureò campione italiano della 100 Ica nel 1995, anno in cui vinse anche il Trofeo Margutti a Parma. Passato alla Tecno, vinse il Memorial Ayrton Senna a Suzuka e divenne il più giovane pilota di sempre a conquistare il titolo europeo della 100 Super-A (1997), nella scia dei grandi Mike Wilson e Terry Fullerton. L’anno dopo saltò in macchina: prima la Formula Ford, vincitore del Festival di Brands Hatch, poi la F.3 inglese, con il 2° posto a Macao nel 1999. Il resto, a partire dal debutto in F.1 a 20 anni con la Williams-Bmw, è noto.
Una passione “Come molti piloti, all’inizio non aveva possibilità economiche ricorda Belletti. Nei mesi della gare abitava da me, a Campomicciolo alla periferia di Terni. Mangiava e dormiva a casa di mia nonna. Lo facevano impazzire pizza e pasta, in particolare fettuccine e piatti tipici umbri. La sera andavamo alla pizzeria “Il Tempio” oppure a giocare al bowling. Lo facevo anche preparare in palestra, dai fratelli Guazzaroni, campioni del mondo di karate. Nella sua camera in Inghilterra, Jenson aveva un pungingball a cui tirava pugni e i poster della Ferrari”.

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