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domenica 28 gennaio 2018

di Enrico Melasecche consigliere comunale di “I love Terni - Valori e Competenze” 

A Palazzo Spada e a Palazzo degli Uffici ormai siamo al day after. Tutti ormai seguono ora per ora il bollettino di guerra che vede intrecciarsi le vicende delle candidature nazionali a quelle relative alla disfatta di una intera classe dirigente che ha governato Terni in questo inizio di secolo e che si conclude con la vergogna del dissesto che non è, sia chiaro,  solo economico-finanziario ma morale innanzitutto.  Bruciate le non poche progettualità ereditate dalla giunta liberal-democratica di fine secolo oggi Terni si trova al un bivio. 

Ma mentre nelle famiglie e nelle imprese, dove i problemi di norma si affrontano e si risolvono con il buon senso, nei luoghi di questa politica  provincialissima  si continua a tessere trame su trame per tentare comunque di far prevalere la continuità di certi interessi sulla drammatica emergenza e sulle responsabilità di questo annunciato disastro.  Soprattutto si cerca di riposizionare le proprie carte per cercare di mantenere privilegi, rapporti, appalti, posizioni di potere ipotecando le candidature. Al solito la furbizia cerca di prevalere sul merito, quindi sul futuro. 

Raccolgo con interesse la riflessione che Sandro Pardini fa pubblicamente per condividere con lui  innanzitutto la necessità di uno iato fra tutto quanto è accaduto in questi anni rispetto alla necessità assoluta di tirare una riga e ricominciare con logiche diverse e con valori da troppo tempo a Palazzo ormai negletti. Occorre avere il coraggio di ricominciare daccapo. Partendo dal racconto che avevamo intessuto fino al 1999 e della eredità che quella giunta aveva lasciato.  

L’interesse generale della città prima di qualsiasi appetito di gruppi di pressione. 
Il merito prima della fedeltà, le competenze, la capacità di tradurre in risultati i programmi, affinchè gli stessi siano piani industriali e non fantasticherie da accademia. Se Terni saprà mettere in campo le energie delle grandi occasioni (prego astenersi i furbetti di qualsiasi quartierino o di qualsiasi colore politico), chiamando a raccolta tutti coloro che, a prescindere dagli errori fatti, credono venuto il momento di ammetterli con umiltà fornendo però energie, in assoluta onestà intellettuale,  per ricostruire il presente e cominciare da subito ad edificare il futuro, credo che dal consiglio straordinario di domani possa iniziare una ipotesi di ragionamento su quel minimo comune denominatore da cui ripartire. L’alternativa sarebbe il caos totale e danni ancor maggiori di quello che questa esperienza ci costringerà ad affrontare. 

Un primo segnale potrebbe essere un accordo per fare in modo che, alla luce adamantina del sole, maggioranza ed opposizione dopo aver discusso i punti politici, licenzino tutte quelle delibere giacenti di carattere amministrativo, eventualmente condivise, che corrispondano ad un interesse generale, prima che il commissariamento congeli tutto danneggiando molti cittadini inconsapevoli.
Sostengo non da oggi, che prima vengono gli interessi generali poi, se del caso quelli particolari. Altre città come Perugia, con questa logica, hanno da sempre segnato punti a loro favore mentre in questa Conca, troppo spesso, egoismi di gruppo o, se si preferisce, di cerchio magico, hanno portato al disastro odierno. 


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