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mercoledì 28 marzo 2018


Un’esposizione collettiva e itinerante nel centro storico di Amelia, e intorno alle antiche mura ciclopiche, con sperimentazioni, laboratori e dialoghi tra arte contemporanea e abitanti. E’ questo “Sentieri”, festival di arte contemporanea la cui prima edizione partirà sabato 30 marzo. Il festival è organizzato dal Centro ricerca arte contemporanea diretto da Claudio Pieroni, con la collaborazione dell’associazione culturale Feng Huang diretta da Luo Guixia e il patrocinio del Comune di Amelia.
“Si tratta – spiegano gli organizzatori - di una mostra per immaginare le tappe di un percorso visivo e simbolico che accomuna, sfiorandole, la memoria e la metafora di viaggi lontani, tra oriente e occidente, tra La Via della seta e la Via Francigena che in questo territorio di orizzonti a perdita d’occhio, si sono incrociate secoli addietro. Queste tracce Claudio Pieroni, “artista visionario e colto”, le ha percepite e ha invitato i suoi artisti a ripensare questi segni e a dar loro corpo e immagine”.
Una proposta artistica, quella di “Sentieri”, che è un’interpretazione e un’attualizzazione di quel ricco tessuto di scambi culturali che si costruiva nei lunghissimi viaggi di pellegrini e mercanti, nel rapporto tra le diversità feconde di lingue, abitudini, riti, comportamenti e che si concretizzerà in un gruppo di ben 33 artisti, tra i quali un gruppo di giovani cinesi, che proprio in questi paraggi hanno condotto precedentemente un laboratorio formativo.
I dipinti, le fotografie, i video, le installazioni e le altre opere d’arte verranno esposti fra i vicoli, negli androni dei palazzi nobiliari che verranno appositamente aperti per l’occasione, negli spazi monumentali delle cisterne romane e sui muri di edifici chiesastici sconsacrati. Altre opere saranno invece introdotte nei luoghi in abbandono lungo le strade del centro storico, botteghe chiuse, officine in disuso, magazzini dimenticati.
“Ambienti disertati – spiegano sempre gli organizzatori - da chi ci ha lavorato e vissuto, ma abitati ancora da oggetti, strumenti e suppellettili che ne conservano la memoria e che diventano il sottofondo di esperienze e invenzioni dell’arte che ne ribaltano la vicenda identitaria in una dimensione trasfigurante”.

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