La partecipazione di Massimo Piccioni alla riunione di mercoledi dei moderati del Pd al Garden, invitato dall'On. Bocci, oltre a regalare spunti di interesse ha suscitato curiosità da parte dei circa duecento presenti.
"Se il post elezioni ha confermato la grave crisi identitaria, programmatica, sociologica e perfino organizzativa di un Pd ai minimi storici, qualcuno l'aveva capito a priori".
Il numero due dell'Inps ha ripercorso il suo breve ma intenso lavoro per provare a creare le condizioni su una candidatura a sindaco combattuta fin dall'inizio proprio all'interno dell'establishment piddino. Come in una metafora calcistica il Dott. Piccioni si è ritrovato solo nel rettangolo di gioco, intercettando a fatica chi poteva essere un compagno di squadra o un avversario, una situazione sui generis ed incomprensibile nei confronti di chi poteva dare una speranza ad un partito dilaniato.
Troppi personalismi da parte di chi si professava tra i rinnovatori del Pd o ancora meglio per chi si sentiva tra i massimi rappresentanti politici. Le sinistre intanto si sono "sfaldate" dalla realtà non riuscendo nemmeno ad attrarre formazioni civiche più o meno contigue, l'elezione del 10 giugno è stato un disastro epocale, senza capacità di analisi, autocritica e totale silenzio di spunti reattivi.
La Presidente Marini ha condannato l'atteggiamento del Prof.re Piccioni ritenendolo quasi l'artefice della sconfitta, sicuramente il passo indietro non è stato indolore ma ci si è assolutamente dimenticati che Piccioni non era un uomo di partito. Gli errori in casa propria non si pagano addossando le colpe agli altri. Massimo Piccioni è stato ed è un democristiano di altri tempi ma avrebbe avuto il piacere di creare un Ulivo ternano per far risorgere la città dalle ceneri, le condizioni non ci sono state e ovviamente ha rinviato al mittente l'invito. L'amore per Terni l'aveva indotto ad una riflessione, ora il suo campo d'azione torna ad essere solamente la sua carriera professionale ed accademica.
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