«L’abbiamo detto in tempo reale e, poi, se ce ne fosse stato bisogno, sono arrivate tutte le conferme possibili ed immaginabili. Le pseudo-dimissioni di Bandecchi erano e sono rimaste nient’altro che una lettera raccomandata alla sua maggioranza: una circolare interna, un ‘pizzino’ ai suoi consiglieri ed assessori per ribadire il concetto “qui comando io; chi non è con me, è contro di me”. Un fatto tutto interno ad Alternativa Popolare, per ribadire chi è il padrone ed imporre l’obbedienza. Un fatto tutto interno: dunque, l’ennesima offesa alle istituzioni ed alle sue regole. Una farsa: termine che all’origine indicava un genere teatrale di second’ordine ed oggi in senso lato sta a significare (Vocabolario Treccani alla mano) “una buffonata”, “un comportamento privo di serietà”. Dopo la revoca (ampiamente prevista) di queste dimissioni-farsa, cosa resterà dell’ennesima brutta pagina scritta dall’Amministrazione in carica? Nient’altro che un’ulteriore perdita di credibilità. Una vicenda della quale vale comunque la pena di sottolineare almeno 2 aspetti.
1) Nel dimettersi, Bandecchi ha messo sotto accusa il suo entourage: i suoi assessori, i suoi consiglieri comunali, definiti inadeguati, non all’altezza del governo della città. Il problema vero, però, è che il vizio sta nel manico. Le colpe di cui Bandecchi ha accusato i suoi sono, innanzitutto ed eminentemente, le sue colpe. È lui il primo ad essere del tutto inadeguato. È lui il primo ad essere stato del tutto inconcludente e parolaio. È lui a non aver portato a casa, in questi primi 8 mesi di governo, nessun risultato. Facile scaricare le colpe sugli altri, per non dover ammettere di essere incapace. È del tutto evidente, insomma, che assessori e consiglieri di Alternativa Popolare non abbiano più responsabilità di quante non ne abbia Bandecchi stesso. Aveva promesso che sarebbe stato “un sindaco con la valigia”, cioè un sindaco che, anziché restare chiuso in ufficio dietro alla sua scrivania, sarebbe stato sempre in giro, tra la gente. La verità è che Bandecchi la valigia la usa solo per le rare volte in cui si degna di venire a Terni. È bene che i ternani sappiano che lui, qui, praticamente, non c’è mai. Vive altrove. Non partecipa di persona alle riunioni di giunta. Arriva in Comune, sì e no, un giorno a settimana... La sua è una presenza solo virtuale: attivo sui social, sparito tra la gente, ufficio vuoto. Aveva annunciato ai quattro venti, per esempio, che avrebbe ottenuto dall’ENEL 100 milioni di euro per i danni provocati al territorio dai propri impianti e per lo sfruttamento delle risorse idriche. Una grossolana sciocchezza: sparata a vanvera senza sapere nulla – evidentemente – dei termini dell’accordo che già da anni la Regione aveva negoziato. Sempre a proposito di ENEL, impossibile non ricordare anche un’altra buffonata: la promessa che, grazie al suo intervento, le famiglie ternane non avrebbero più pagato un euro per la corrente elettrica e ci sarebbero state sensibili riduzioni nelle bollette delle imprese. Un flop annunciato, un altro di quelli per i quali non è davvero il caso, da parte di Bandecchi, di chiamare in causa presunte colpe della sua giunta e della sua maggioranza. Bandecchi aveva promesso che avrebbe messo in campo – tramite ASM – nuove modalità di raccolta dei rifiuti. Non se n’è vista traccia: e i ternani continuano a non ricavare in pratica nessun beneficio dal loro apprezzabile sforzo di differenziare. Sempre in tema di servizi pubblici essenziali, altro flop annunciato, altro proclama a vuoto: Terni sarebbe uscita – a detta di Bandecchi – dalla TPL, l’azienda regionale di trasporti pubblici. E invece siamo sempre lì. Ha insultato la precedente Amministrazione per aver previsto a suo tempo che i lavori al Campo-Scuola si sarebbero conclusi in 540 giorni. Lui li avrebbe fatti ultimare con la bacchetta magica in 6 mesi, ha detto. Ma il cantiere è fermo e non si sa perché. Ha insultato la precedente Amministrazione anche per aver truccato, a suo dire, i conti del dissesto e per aver addirittura accumulato altri debiti. Dopo 8 mesi, ha dovuto fare – su questo punto – un’inversione a U totale e riconoscere la più che corretta gestione del bilancio comunale negli anni della giunta-Latini. E dire che, proprio per questo, aveva persino minacciato l’allora assessore Masselli di cavargli i denti, come tutti ricordiamo. Non solo: nonostante la legge adesso lo consenta, si è guardato bene dall’abbassare di un centesimo imposte e tariffe locali, lasciandole ai livelli massimi. A conferma che la sua è un’Amministrazione capace, al momento, solo di mettere le mani in tasca ai cittadini, ha aumentato i costi dei parcheggi pubblici ed ha moltiplicato i costi per i permessi di accesso veicolare alla ZTL: creando problemi alle famiglie, ai residenti, ai portatori di handicap, ai commercianti, ai medici e, più in generale, alla competitività ed alla vivibilità del nostro centro storico. “52 eventi all’anno” (1 a settimana), aveva annunciato: non se n’è visto nemmeno mezzo, se non quelli nelle feste comandate in linea per contenuto, con quelli proposti alla città da quelli di prima Così come non c’è nessuna traccia nemmeno di quell’idea di “albergo diffuso” che aveva buttato là, in campagna elettorale e poi nel suo programma di governo. Siamo ancora tutti in attesa di quella “water way” (la teleferica sopra alla Cascata delle Marmore) e di quel nuovo mattatoio di cui Bandecchi aveva fatto mesi fa un gran parlare: nemmeno l’ombra di uno studio di fattibilità, nemmeno l’ombra di un progetto preliminare. Un paio di novità, veramente, ha persino provato ad introdurle. La sua Giunta stava quasi per realizzare la scempio di esternalizzare la gestione della pubblica illuminazione della città: tentativo stoppato da una levata di scudi che per fortuna lo ha obbligato a fare dietrofront in tutta fretta. Aveva pensato di realizzare quella ‘cittadella dell’amicizia’ dove, di fatto, sarebbero state ghettizzate le persone con disabilità: progetto dal quale ha dovuto desistere, dopo che gli abbiamo spiegato in tutti i modi che la forma più avanzata di assistenza in caso di handicap è un’assistenza personalizzata che raggiunga la persona nei suoi luoghi abituali di vita e aver fatto approvare in tal senso un emendamento al documento di programmazione. In compenso, passerà alla storia – questo sì – per aver tagliato di 850mila euro i fondi destinati al welfare. E ancora: mentre i ‘guerrieri del verde’ (famosissimi avamposti dell’era-Bandecchi al suo esordio estivo) sono al momento spariti nel nulla, non si capisce bene a carico di chi sia contabilizzata la manutenzione delle tante fioriere che hanno salutato l’avvento di questa Amministrazione. “Progetto per il nuovo ospedale di Terni entro 6 mesi”, aveva garantito Bandecchi tra i suoi primi proclami da sindaco. Ma, al momento, da Palazzo Spada non è arrivato nulla di nulla. Non sono arrivati i soldi promessi (soldi che, vedi il caso-ENEL, lui si era detto sicuro di ottenere da questo o da quello). Non è arrivato un progetto. Al momento, dopo 8 mesi da quell’annuncio, si è solo fatto avanti un imprenditore privato (che, dunque, se Bandecchi ancora non l’avesse chiaro, con il Comune non c’entra nulla). La ricerca dei finanziamenti – e la scelta della soluzione progettuale e della formula finanziaria – sono in capo esclusivamente alla Regione, che da Palazzo Spada non ha avuto al riguardo contributi di alcun genere. A tratti, Bandecchi (non i suoi assessori, non la sua maggioranza, non Alternativa Popolare) si è lasciato affascinare da questa o quella proposta fantasmagorica. È il caso, per esempio, della Freccia Rossa: un’opzione di collegamento fra Terni e il resto d’Italia che, realisticamente, possiamo agganciare solo velocizzando ed ottimizzando il collegamento veloce con Orte-Roma, obiettivo che però chiama in causa una capacità di interlocuzione con la Regione - una capacità di fare fronte comune tra Istituzioni del territorio - che Bandecchi ha ampiamente dimostrato di non avere. È il caso, per fare un altro esempio, delle recenti uscite su quella “città dei motori” (un circuito per gli sport motoristici) che qualcuno ha provato a ritirare fuori in modo improbabile. Ma resta il fatto che si tratta di un progetto che viene da lontano – da “quelli di prima” – e che, da anni, è ben chiaro che potrà essere realizzato solo in partnership con altre Amministrazioni di Comuni limitrofi, innanzitutto per individuare un’area adatta, che nel territorio ternano oggettivamente non c’è. Sul fronte interno - per continuare nell’elenco delle tante voci che compongono un bilancio del tutto negativo di questi primi 8 mesi di non-governo – Bandecchi ha annunciato a più riprese una rivoluzione nella struttura della macchina comunale, che con lui sarebbe diventata, a suo dire, un esempio di funzionalità ed efficienza. Ad oggi, in soli 8 mesi, ci sono state ben 3 diverse riorganizzazioni del personale: con tutto quel che ne consegue in termini di frullatore degli incarichi e delle mansioni, dei ruoli di dirigenza, di Posizioni Organizzative. Un frullatore continuo che non ha ottimizzato proprio un bel niente. Del resto, stiamo parlando di un’Amministrazione che aveva annunciato di mettere a concorso, nel 2024, 60 nuove assunzioni di soli vigili urbani: e che invece ha poi stabilito che le nuove assunzioni saranno solo 24,dopo essere passata per soluzioni-ponte (incarichi a tempo determinato e via dicendo) e lasciando in grande sofferenza molti altri settori.
Un ultimo esempio fra i tanti: i rapporti con le multinazionali, delega per eccellenza tra quelle che Bandecchi ha voluto tenersi per sé. Non abbiamo notizia di interlocuzioni di alcun genere. Non c’è traccia di quei benefici per il territorio, di quei vincoli pro-Terni che Bandecchi aveva promesso di ottenere. In compenso, conosciamo benissimo quale sia il profilo del Comune di Terni nei rapporti con la più grande azienda dell’area ternana, azienda oltretutto nazionalissima, qual è l’AST. Si tratta di un rapporto – lo sappiamo tutti – fatto di attacchi a testa bassa, minacce, assurde pretese, accuse, all’insegna di un vetero ambientalismo senza costrutto, di quelli che semmai l’impresa la mettono in fuga, anziché costruire le migliori condizioni di contesto possibile. Nel frattempo, ad aggravare un quadro che – per quello che riguarda Palazzo Spada e le sue competenze per fortuna residuali al riguardo – dal Comune non si muove paglia a proposito della bonifica dell’ex discarica di Valle, su terreno di proprietà dell’AST e che l’AST finanzierà con soldi propri.
Nel frattempo, la buona notizia è che ormai è davvero tutto ok - compreso lo stanziamento del cofinanziamento europeo - per quell’Accordo di programma per le acciaierie ternane che la città e l’azienda aspettavano da anni ed anni e che solo il centrodestra di governo, in Umbria e a Roma, hanno saputo portare a casa. Infine, proprio a proposito della capacità (in questo caso, dell’incapacità) di ‘portare a casa’ risultati: nessuno dei progetti in corso o di imminente avvio, nessuno dei cantieri aperti o di imminente apertura in città – proprio nessuno – ( con l’eccezione del sotto passo di Cospea finanziato con i soldi accantonati prudenzialmente da quelli di prima per il dissesto) è uscito dal cilindro dell’Amministrazione-Bandecchi: dagli interventi di efficientamento energetico di questa o quella scuola per i quali è stato diffuso appena ieri un comunicato da parte del vicesindaco Corridore, agli interventi a Cesi; dal Teatro Verdi, alla pista ciclabile via Bramante-Borgo Rivo o alla passerella del Cassero…, si tratta di progetti e di cantieri che l’Amministrazione-Bandecchi non si è mai sognata - non ne sarebbe stata capace - né di immaginare, né di progettare, né di finanziare: progetti, cantieri e finanziamenti che rappresentano tra le migliori eredità di “quelli di prima”, fiori all’occhiello dell’Amministrazione-Latini.
2) Nel dimettersi - ecco il secondo aspetto che a nostro avviso non può non essere evidenziato - Bandecchi ha accusato il suo entourage (assessori, consiglieri) anche di essere espressione della vecchia politica, espressione dei difetti dei vecchi partiti. Il vizio sta nel manico, a nostro avviso, anche su questo fronte. È Bandecchi che dà tristemente attualità a certi stereotipi del passato, ampiamente superati nella sensibilità di tutta la gente perbene, stereotipi triti e ritriti che speravamo almeno la politica avesse messo definitivamente alla spalle: è lui che sfoggia atteggiamenti maschilisti e sessisti da bettola e vecchi come il cucco. È lui che agita il vessillo del “nuovo Duce” che, per inciso, la destra italiana di governo ha archiviato senza rimpianti da almeno un paio di generazioni. È lui che sciorina a destra e a manca un ventaglio di atteggiamenti e di linguaggi offensivi, violenti, scurrili. È lui che un giorno allunga le mani e, il giorno dopo, fa calare l’ombra ricattatoria di chissà quali dossieraggio. Se questo è il “nuovo che avanza”, non c’è bisogno da parte di Bandecchi di accusare i suoi assessori e consiglieri. Non c’era nessun bisogno della farsa di dimettersi e poi revocare le dimissioni nell’arco di una settimana. Sarebbe bastato guardarsi allo specchio».
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