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martedì 31 dicembre 2024

di Andrea Liberati

Italia Nostra Terni- L’area a caldo delle Acciaierie ha forse i mesi contati?

È evidente che la postura padronal-cremonese di Arvedi, unita all'irrigidimento delle politiche ambientali europee, unita alla nota questione energetica, unita alla sovrapproduzione asiatica, opportunità peraltro platealmente e ripetutamente colta dall'industriale lombardo, comporta esiti prevedibili in loco. Nel breve termine assisteremo così a un drammatico revival di lotte operaie sempre più stanche, un filo rosso che, con toni più e meno cruenti, congiunge il 1949 agli anni '80, fino al 2014, da 8.000 dipendenti a 2.300, senza che la politica -anzitutto locale- abbia fin qui immaginato di sostenere produzioni diverse. Il modesto consiglio di Italia Nostra è noto: la Regione Umbria prenda le centrali idroelettriche e faccia rapidamente la gara di legge, prevedendone la cessione solo a chi può creare migliaia di posti di lavoro, senza svendere asset di questo tipo a chi parassitariamente incassa e porta via. Ci si accorgerà di aver promosso, con pochi gesti, con due righe di normativa, un'impetuosa crescita in casa propria: basterà frantumare lo status quo di ENEL & C., riattivando le regole di libero mercato, con opportuni indirizzi di sviluppo, per insediare in Umbria e a Terni imprese dall’altissimo valore aggiunto, come i campioni mondiali del digitale, dell’intelligenza artificiale, etc. L’alternativa è continuare così, raccontandosi le consuete frottole vetero-siderurgiche, con innumerevoli e inutili incontri a Roma, inseguendo fantasmi produttivi del ‘900, con annessi ricatti occupazionali, relative crisi e ristrutturazioni, e con mancati investimenti ambientali per miliardi di euro e un conseguente carico di enormi danni ambientali e sanitari, mai rifusi da alcuno. Finora.



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