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mercoledì 18 luglio 2012

Aspettando la deroga per la specificità territoriale al decreto legge del Governo numero 95 del 6 luglio scorso, che fissa i parametri di sopravvivenza delle province da 350mila abitanti con minimo 3mila chilometri quadrati e minimo 50 Comuni.... le menti imperversano!!! Come per la Basilicata e il Molise che scompare, l'anomalia istituzionale con il dubbio profilo dovrebbe coincidere nell'essenza del territorio provinciale e di quello regionale. La conversione del decreto sull'iter che parla di riduzione e accorpamento ( art.132 Cost.) ma non di ridefinizione territoriale ( art.133 Cost.) e la richiesta di deroghe per l'Umbria, è essenziale. Legge dello Stato e referendum tra le comunità interessate, mentre il ricorso alla Corte costituzionale sugli organi elettivi per incostituzionalità forse è l'emblema che ci attanaglia di meno!!! I comuni ancora in essere perchè non vengono accorpati? Per tutti i dipendenti dell'Umbria nelle province, quali sono le soluzioni alternative, esodiamo? Tutte le funzioni della Provincia che ancora non sono state dislocate nei Comuni, che fine faranno? La storia dei due territori non omologabili e cosi' profondamente diversi, in questo momento deve lasciare spazio alla coerenza intellettiva!!! Ma perchè valutare l'ipotesi dell'annessione al Lazio e alla città metropolitana di Roma? Il referendum con sole 2500 firme in 60 giorni che dal 18 luglio fino al 15 settembre si potrà sottoscrivere a palazzo Spada  ad opera del Comitato "Terni con Perugia o con Roma" è un' occasione o l'ennesimo bluff per i ternani? Se Terni è tra i primi Comuni del centro Italia come popolazione è tra gli ultimi come Provincia e paradossalmente si insedia tra i primi 7 comuni centrali sopra ad Ancona, capoluogo delle Marche. La demagogia del passato e le scelte poco oculate dei nostri amministratori ci invitano a scegliere tra i debiti della Regione Lazio e tutto quello di cui ci siamo sempre caricati da Perugia, compresa Umbria Mobilità, che fare?  Siamo sempre vissuti ai margini e ora più che mai qualsiasi scelta giusta o sbagliata va concertata con tutta la collettività!!! Io non parlerei di Asl o inefficienze gestionali della nostra amministrazione ma di cogliere un 'opportunità per i vantaggi che potrebbero ritornare solo a noi..... . L'analisi storico economica del passato con una prospettiva industriale era valutabile nell'epopea Ciaurro, ora rinascere l'ennesima volta sarebbe riequilibrarsi.... o avere il coraggio di scomparire!! L'eccezionale crescita occupazionale nei primi decenni del secolo novecento attraverso la realizzazione degli stabilimenti siderurgici e meccanici, dalla Saffat del 1884 che poi segui' in Società per l'industria e l'elettricità, alla Fabbrica d'Armi entrata in attività nel 1881 ormai sono chimere!!  Da 10.000 abitanti in loco a centro di rilevanza internazionale per l'industria. Nel 1931 Terni contava 60.000 abitanti e regnava contro la "stagnante e inconsistente" Perugia, l'Umbria comprendeva anche Rieti. Insomma in cinquanta anni Terni avrebbe dovuto includere sia Spoleto che Rieti, ma tra notabili Ducali e pressioni su Mussolini la provincia venne relegata ad un fazzoletto, e ora si vorrebbe ripartire da zero!!!! Con quali prospettive? L'espressione giusta per trovare una decisione è forse utopistica, attendere come sempre gli eventi è riduttivo ma impegnarsi per realizzare la ripresa è doverosa. Le scelte saranno a breve e se non verrà modificato il decreto, l'unica scelta sarà quella di confrontarsi con un nuovo scenario, la città metropolitana di Roma. Dentro o fuori!!! Con l'Umbria a rischio la "nostra melina" istituzionale dovrà prendere una strada produttiva..... . Se la storia si ripete, possiamo essere gli unici artefici del nostro riscatto. Coraggio!!!

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