ADDIO AD UNA RIFORMA CHE AVREBBE SALVATO L'UMBRIA?
La legislatura si era aperta nel segno delle liberalizzazioni dei servizi pubblici locali, con il tentativo per certi versi anche generoso, di stralciare la rete dei rapporti fra enti locali e società in house che hanno sempre gestito le attività di grande impatto economico; con logiche spesso diverse da quelle del mercato. Assume ovviamente un valore simbolico il fatto, che mentre le urne sono alle porte, è cessato definitivamente l'ultimo vincolo forte all'in house! Dal 2014 si sarebbe impedito l' affidamento diretto quando il valore del servizio avrebbe superato i 200mila € annui. Il tetto era stato riscritto dal Governo nel decreto legge di luglio sulla revisione di spese, ma sarebbe stato a forte rischio di ricorsi regionali, perchè riproduceva una norma analoga prevista dalla manovra bis di luglio 2011.. poi cancellata dalla Consulta per l'effetto sui referendum. Lo sforzo iniziale è stato subito bersagliato da ostacoli insormontabili, con una melina all'interno della vecchia maggioranza, impantanando i decreti attuativi e infilando le prime proroghe. I referendum sono stati risolutivi, quello del'acqua pubblica in realtà era rivolto a tutti i servizi locali. E' stato cancellato l'essenziale impianto liberalizzatore, costringendo la Corte Costituzionale a fermare tutte le norme successive. Il risultato nefasto finale, è la riforma mancata all'italiana! Anni di scontri e incertezze normative, nemiche dello sviluppo e dell'attività di impresa, fioriere di clientelarismo cronico e dissipante dove lo slancio della liberalizzazione eliminato farà vivere la in house ancora più facilmente rispetto all'avvio del tentativo di limitare la sua azione indiscriminatamente. Bene... e cosi' la "Webred" e tutto il suo impianto può continuare!! E quante altre... .
La legislatura si era aperta nel segno delle liberalizzazioni dei servizi pubblici locali, con il tentativo per certi versi anche generoso, di stralciare la rete dei rapporti fra enti locali e società in house che hanno sempre gestito le attività di grande impatto economico; con logiche spesso diverse da quelle del mercato. Assume ovviamente un valore simbolico il fatto, che mentre le urne sono alle porte, è cessato definitivamente l'ultimo vincolo forte all'in house! Dal 2014 si sarebbe impedito l' affidamento diretto quando il valore del servizio avrebbe superato i 200mila € annui. Il tetto era stato riscritto dal Governo nel decreto legge di luglio sulla revisione di spese, ma sarebbe stato a forte rischio di ricorsi regionali, perchè riproduceva una norma analoga prevista dalla manovra bis di luglio 2011.. poi cancellata dalla Consulta per l'effetto sui referendum. Lo sforzo iniziale è stato subito bersagliato da ostacoli insormontabili, con una melina all'interno della vecchia maggioranza, impantanando i decreti attuativi e infilando le prime proroghe. I referendum sono stati risolutivi, quello del'acqua pubblica in realtà era rivolto a tutti i servizi locali. E' stato cancellato l'essenziale impianto liberalizzatore, costringendo la Corte Costituzionale a fermare tutte le norme successive. Il risultato nefasto finale, è la riforma mancata all'italiana! Anni di scontri e incertezze normative, nemiche dello sviluppo e dell'attività di impresa, fioriere di clientelarismo cronico e dissipante dove lo slancio della liberalizzazione eliminato farà vivere la in house ancora più facilmente rispetto all'avvio del tentativo di limitare la sua azione indiscriminatamente. Bene... e cosi' la "Webred" e tutto il suo impianto può continuare!! E quante altre... .
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