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domenica 17 febbraio 2013


Le società miste degli enti locali, oltre cinque mila in Italia producono un indebitamento che vale 34 miliardi!! La loro gestione che sfugge troppo spesso al controllo degli enti locali, viene edulcorata nel Pg presso la Corte dei Conti. La corruzione si diffonde dietro l'angolo... . Urgente e necessario un testo legislativo organico sul sistema degli enti partecipati, che riconosca esplicitamente la natura di finanza pubblica e delle risorse impiegate, la giurisdizione della Corte dei conti. Il rapporto tra enti partecipati e amministrazioni di riferimento, finanziamenti ed indebitamento con società che possono acquistare beni immobili dell'ente conferente, effettuando esecuzioni di opere pubbliche di interesse dell'ente locale. Non scordiamoci il rischio-derivati, il ricorso che per i bilanci è di difficile quantificazione! Una scommessa, un gioco da titoli in Borsa... . La Pa si manifesta nei fenomeni citati, confermandosi nei settori preminenti a rischio: sanità, agricoltura, rifiuti, servizi, forniture varie in appalti, appropriazione di denaro pubblico e frodi!! Un panorama di sconforto dopo le pronunce della Corte: credito virtuale degli ultimi 5 anni è di 3,5 miliardi di € dopo le condanne di primo grado. L'incasso senza l'intervento delle stesse amministrazioni creditrici, è proibitivo!! Ormai troppo spesso succede! Il decreto attuativo della manovra estiva 2008 (art.18, comma 2bis del Dl 112/2008), chiedeva di sottoporre ai vincoli di finanza pubblica anche le società interamente partecipate dagli enti locali e titolari di affidamento diretto. Nelle società in house si annida un debito stimato poco sotto i 30miliardi di € (42miliardi secondo la Corte dei conti è il passivo totale delle partecipate da Comuni e Province), che finirebbe nel conto consolidato della Pa. Il provvedimento elaborato dall' Economia, che verrebbe applicato nel 2014, punta ad un patto ad hoc per le partecipate. Le regole porrebbero un doppio obiettivo, uno legato ai risultati di bilancio, mentre il secondo imporrebbe alle società di ricondurre il rapporto fra debito e patrimonio netto. Rientrando dentro un certo limite differenziato, a seconda del settore di attività fra igiene ambientale, trasporto pubblico, idrico e cosi' via. Per i soggetti con conti fuori linea viene previsto l'obbligo di rientro in cinque anni e ridurre ogni anno il disavanzo di almeno il 20%. Vige l'assoluto divieto di aumentare il passivo rispetto all'anno precedente. Parallelo a quello applicato per gli enti locali è anche il sistema sanzionatorio ipotizzato dall'Economia, che prevede cinque strumenti da applicare alle società fuori linea: peggioramento dell'obiettivo di saldo pari allo sforamento, stretta sui costi operativi (l'equivalente societario della spesa corrente), limiti alle assunzioni, divieto di indebitamento e taglio dei compensi nei cda e nei collegi sindacali. Un Umbria assoggettata a sistemi clientelari riuscirà nell'impresa? Una legislazione ferrea diminuirebbe tanti passivi di bilancio e costituirebbe più democrazia nell'occupazione. Spazio alla meritocrazia! E che sia un patto di trasparenza per tutte le partecipate.... .


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