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domenica 13 ottobre 2013



La liquidazione delle Comunità montane operata dalla riforma endoregionale non è stata semplice e rischia di bloccarsi per vizi e cavilli procedurali. I commissari liquidatori ascoltati dal Comitato di monitoraggio e vigilanza del consiglio regionale, tornano a rivendicare soldi e chiedono di riavere il 15% delle risorse tagliate da palazzo Donini. I quattro commissari liquidatori delle Comunità montane "Alta Umbria", "Monti Martani", Serano, "Subasio", "Trasimeno-Medio Tevere" e "Valnerina" hanno evidenziato in audizione il problema del trasferimento del personale alle Unioni comunali, della certificazione del bilancio 2013, del mancato riconoscimento da parte della Regione del 15% di spese necessarie e incomprimibili, incongruenze sulla normativa riguardo al trasferimento alle Unioni comunali degli oneri dei mutui e la problematica decennale dei parchi regionali. Il comitato ora convocherà la presidente della giunta regionale per evidenziare le problematiche e affrontare prontamente le criticità. Una riforma incisiva che non dovrà arenarsi. La Regione ha riconosciuto alle 5 comunità montane 8,5milioni di € su un totale richiesto di 10 nel computo del 15% attraverso una variazione di bilancio. Basta privarsi di fondi pubblici regionali per enti "inutili" visto che in Umbria le montagne non ci sono, una liquidazione veloce della comunità sarebbe da tutti gradita per chiudere definitivamente una parentesi frutto solo di uno scambio elettorale nella genesi del sistema clientelare. Arriverà prima o poi da parte della Regione con la nuova Agenzia per la Forestazione, la cancellazione di altri enti come il consorzio Tevere/Nera e soprattutto la tassa iniqua pagata solamente a Terni e in qualche comune limitrofo nella provincia di Perugia verrà cancellata? Ne riparleremo... . Intanto mi preme solamente dire che la legge dovrebbe essere uguale per tutti soprattutto quando un servizio che si propone di offrire non è minimamente svolto. Con pochi operai i tecnici dell'ufficio non vanno a bonificare le sponde dei fiumi. Via gli enti non necessari, via i consigli di amministrazione onerosi e le persone vengano ricollocate per servizi utili alla collettività.

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