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martedì 30 dicembre 2014

I parlamentari PD Morassut e Ranucci hanno presentato una proposta di legge per la riduzione delle regioni, le quali passerebbero dalle attuali 20 a 12.
Secondo la proposta di legge, l'Umbria sparirebbe venendo accorpata alla Toscana ed alla Provincia di Viterbo, le quali andrerebbero a costituire la nuova macroregione "Appenninica".
Nel nord Italia, l'unica regione a "salvarsi" sarebbe la Lombardia, mentre Piemonte, Liguria, Valle d'Aosta confluirebbero nella regione "Alpina"; la macroregione "Triveneto" sarebbe invece costituita da Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino.
L'Emilia Romagna acquisirebbe la Provincia di Pesaro dalle Marche, le quali andrebbero a formare con Abruzzo e Molise la regione "Adriatica".
Nel Lazio nascerebbe invece il distretto di Roma Capitale, con le province meridionali che verrebbero accorpate alla Campania nella regione "Tirrenica"; Sardegna e Sicilia rimarrebbero immutate mentre Basilicata e Puglia costituirebbero la nuova regione "Levante".
La ratio della proposta è sopratutto, anche se non solo, di carattere economico; come chiarito dai promotori, la riduzione delle regioni condurrebbe ad un risparmio di spesa pubblica di circa quattrocento milioni di euro sul costo attuale dei consigli regionali, il quale ammonta complessivamente ad 1,2 miliardi di euro.
E' certo che la proposta di riforma infuocherà certamente il dibattito politico nei prossimi mesi tra favorevoli, contrari e non mancheranno le richieste di modifica che giungeranno da ogni territorio potenzialmente interessato.
Se quella precedentemente descritta fosse la ripartizione territoriale che si andrà ad adottare risulta chiaro che in molti casi ci saranno accorpamenti di territori fra loro molto distanti, i quali non hanno alcuna affinità geografica, storica ed economica.
Del resto, però, risulta innegabile che anche le attuali regioni uniscano spesso territori assolutamente non affini (non si può certo dire che quando fu costituita la regione Umbria fra il territorio ternano e quello perugino vi fossero molti elementi in comune), per non parlare poi di come a suo tempo furono disegnate le province.
Comunque la si veda, è chiaro se una riforma si dovrà fare non potrà comunque essere indolore e qualcuno dovrà necessariamente rinunciare ai privilegi di cui attualmente gode, spesso immeritatamente come ben sappiamo.
Ai posteri l'ardua sentenza, per adesso ci permettiamo soltanto di osservare che, nonostante la distanza, rispetto alla situazione attuale per il territorio di Terni potrebbe non essere necessariamente svantaggioso avere Firenze come nuovo capoluogo di regione.

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