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giovedì 16 luglio 2015

Fonte Corriere della Sera
16 luglio
di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella


La Corte d'appello di Roma oggi doveva decidere se Edoardo Longarini aveva diritto ad un risarcimento di due miliardi di euro.

I giudici si sono espressi, se imporre o meno allo Stato di pagare quasi due miliardi a Edoardo Longarini, il "re di Ancona" condannato per truffa ai danni dello Stato e graziato solamente dalla prescrizione.

Ricostruire il dossier Longarini, il costruttore soprannominato per i suoi modi "Al Cafone" è un'impresa titanica.

Il suo impero cominciò grazie alla Dc, che dominava a Roma e nelle Marche, che riesumando una legge del 1929 sulla "ricostruzione post bellica" permise di abolire le gare d'appalto per dare i lavori pubblici ad Ancona e Macerata, dopo il terremoto del 72' e la frana del 82,' all'unico concessionario Edoardo Longarini.

Per anni fu tollerato "il modus-operandi" fino a quando scattarono le manette per truffa allo Stato.
Dieci anni in primo grado, quattro in appello e di rinvio in rinvio si arrivò alla prescrizione.

E cosi' iniziò a chiedere i danni allo Stato per lavori iniziati e mai finiti, per mancato guadagno e danno d'immagine.

Cosi' si è arrivati alla possibilità degli arbitrati, che sostituivano il tribunale civile, funzionari pubblici o addirittura magistrati che se davano ragione all'ente pubblico guadagnavano molto meno che dando ragione ai privati.

Gli arbitrati negli anni, hanno rappresentato l' inquinamento del sistema degli appalti e dei lavori pubblici, della politica e della magistratura, prima aboliti per periodi e poi ripristinati ad intermittenza.

Tutto il resto ci ha portato sino ai giorni d'oggi, arbitrati più interessi conducono alla richiesta del costruttore al Ministero dell'Economia di una cifra pari ad un miliardo, 888 milioni e 495.275 euro. Quanto ai collegi, tre lodi hanno portato complessivamente nelle tasche di sei arbitri e set segretari 16 milioni e 335 mila euro.

Quanti soldi sprecati per non dare ragione allo Stato... . Ennesima stranezza della lenta giustizia italiana. Rimaniamo in attesa di una riforma globale della giustizia.


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