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giovedì 17 dicembre 2015




La confisca di beni per circa 6 milioni di euro al clan dei Casalesi avvenuta in queste ore ad opera della Dia (direzione investigativa antimafia) di Napoli tra cui risulterebbe confiscata una quota di partecipazione societaria di un’azienda con sede a Terni ci pone di fronte all’ennesimo fatto di mafia che dimostra oramai come la nostra città sia pericolosamente permeabile rispetto a fenomeni di stampo mafioso.
Cosi' si esprime Thomas De Luca, consigliere comunale M5S. A questo punto è necessario adottare tutti gli strumenti politici ed amministrativi utili per estirpare ogni potenziale focolaio che potrebbe favorire l'installazione di attività e di organizzazioni malavitose nel nostro territorio. 
Qualcuno continua a far passare l’idea che i sistematici interventi delle forze di polizia sul nostro territorio, siano invece casi sporadici e casuali alieni alla nostra città. 

L’immagine dell’isola felice vergine e repellente ad ogni incursione della criminalità organizzata, la cui filiera imprenditoriale e politica a km zero certifica l’estraneità e la purezza è ormai un muro di cartone che si sta sbriciolando, come quelli di Pinocchio a Papigno.


Meno di un mese fa per la seconda volta in un anno il Partito Democratico ha bocciato l’istituzione di un osservatorio antimafia, un tavolo costituito da istituzioni e società civile in grado di gettare un faro e diventareuna barriera civica contro le organizzazioni malavitose.
Attraverso le parole del capogruppo Andrea Cavicchioli la maggioranza affermava che non esistono "fenomeni di questo tipo, che per la verità ancora non conosciamo a Terni” meravigliandosi e non capendo la “pervicacia” del M5S nel voler affrontare questo tema, concludendo con un “perché dobbiamo per forza avere la Mafia a Terni?".

C’è bisogno di un nuovo patto sociale fra tutte le forze civiche e politiche del territorio che intendono espellere queste metastasi che inquinano la nostra economia e la sicurezza delle nostre città. 


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