Il trapianto di cellule staminali emopoietiche rappresenta l'atto conclusivo di un complesso percorso terapeutico in pazienti in terapia oncologica. La tecnica del trapianto consiste nell'asportare e conservare in modo adeguato tali cellule e reinfonderle al malato al momento opportuno. In altre parole il cosiddetto trapianto di midollo osseo è in realtà un trapianto di cellule staminali emopoietiche che abitualmente sono estratte dal midollo osseo ma che possono essere recuperate anche dal sangue periferico e dal cordone ombelicale. Le cellule staminali si reinfondono al paziente allo stesso modo di una trasfusione di sangue e hanno la meravigliosa capacità di raggiungere attraverso la circolazione del sangue gli spazi midollari dove sistemarsi. Appare chiaro che gli spazi dove queste cellule nuove si devono "accasare" debbono essere vuoti e diventa assolutamente necessario che prima di reinfondere il midollo del malato, sia stato svuotato del suo contenuto cellulare. Ovvero, distrutto da un trattamento chemioterapico e radioterapico che va sotto il nome di "condizionamento". Si tratta di una terapia molto aggressiva che rappresenta il primo dei rischi che il malato deve affrontare (rischi infettivi ed emorragici). Le cellule staminali da utilizzare per il trapianto vanno conservate a -180° C. Nel trapianto autologo, si è' donatori di se stessi mentre il trapianto allogenico e' da donatore e ci si può iscrivere fino a 35 anni in un apposito registro. Il midollo osseo prelevato dal malato (espiantato) viene sottoposto a congelamento a -180° C per il tempo necessario (orio preservato) e quindi restituito (trapiantato) dopo alte dosi di chemioterapia, radioterapia o entrambe. Il midollo osseo può' essere purificato prima di essere reinfuso, per ridurre il più' possibile le cellule malate che potrebbe ancora contenere. Durante il ricovero finalizzato al trapianto, il paziente isolato in ambiente protetto per precauzione, può' permanere in degenza in linea di massima intorno ai 20 giorni caratterizzati dalle tre fasi sopradescritte. Il periodo post-trapianto, viene seguito attraverso controlli periodici in ambulatorio e day-Hospital, per diagnosticare e trattare le eventuali conseguenze o complicanze del trapianto. Per i pazienti sottoposti a trapianto allogenico controlli settimanali per circa 3 mesi. Finito il primo periodo i controlli verranno diradati, ma per anni si effettueranno visite ambulatoriali per il controllo della malattia originaria e per favorire la ripresa normale della vita. Il trapianto entra nella complessa metodologia ospedaliera dell'Alta specializzazione e nel processo significativo della riforma endoregionale della sanità dovrà occupare un posto di grande rilievo. La possibilità di instaurare un reparto per l'autotrapianto a Terni potrà essere consentito solo a fronte di rassicurazioni e garanzie assolute, progetti o desideri di singoli senza la dovuta strumentazione e le risorse necessarie; che garantiscano personale e medici preparati è fine a se stesso. Non permettiamo di giocare con la vita di nessuno e se la Regione garantirà un servizio di cosi' alto spessore, ne potrà beneficiare chiunque ne abbia bisogno altrimenti non creiamoci facili aspettative o promesse difficili da mantenere. In attesa di risorse per l'ospedale S.Maria di Terni!!
Si ringrazia il Sit di Terni per la collaborazione
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