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domenica 30 aprile 2023

Emidio Gubbiotti è candidato con il Pd alle prossime elezioni amministrative di maggio, ha 46 anni sposato e con due figli svolge la professione di avvocato

-In breve proposte per il rilancio del settore terziario nella città di Terni? 


Il terziario è stato ed è prevalentemente tradizionale: poche le attività di terziario innovativo, di servizi alle imprese e poche volte il settore e’ stato esso stesso motore di innovazione. 

Start up che intervengono sulla digitalizzazione o sul versante delle nuove competenze in materia sanitaria o nei processi di compatibilità ambientale non ne abbiamo: sia perché le imprese non hanno sviluppato un know how minimo utile ad approcciare in questo senso, sia perché il territorio e’ oggettivamente distante da distretti più virtuosi e più fortunati dal punto di vista della integrazione. Il terziario è quasi esclusivamente inteso come commercio o attività di supporto all'industria, attraverso processi di esternalizzazioni. È necessario invertire questa tendenza e tentare, attraverso la ricerca, la strada di un nuovo processo di sviluppo avanzato e non lasciare alla singola iniziativa di impresa l’innovazione tecnologica e gli investimenti sul welfare cittadino. In passato le occasioni date dalla programmazione negoziata hanno prodotto un'animazione territoriale, non solo sul versante industriale ma anche nella capacità di individuare una regia, un disegno coordinato di sviluppo integrato che tenesse insieme industria, ambiente, terziario, cultura, turismo e welfare. Non è difficile: ci vogliono però visione progressista e capacità di interlocuzione con regione ed UE.


-Mobilità alternativa, piste ciclabili e varchi elettronici. Come bisognerebbe intervenire per diminuire l'utilizzo delle auto?


C’è un solo modo: intervenire sulle aree a traffico limitato, non solo apponendo varchi e cartelli. E’ necessario un lavoro coordinato con l’urbanistica, le imprese e i cittadini. Si chiama partecipazione. 


-Come rivitalizzare il centro cittadino?


È uno dei temi che determina di più la misura delle competenze di una amministrazione.

Il concetto di centro commerciale all'aperto, integrato con iniziative culturali che possano attrarre le persone prima ancora del consumo in sé. C'è bisogno, poi, di specializzazione anche nel commercio: ci sono modelli virtuosi, in contesti simili al nostro, in cui non si favorisce solo la promozione del franchising ma si incentiva la capacità di vivere il centro con attività di artigianato e a km zero, con collegamenti culturali e con la mobilità, come si diceva prima, virtuosa. La competizione oggi è vissuta solo sulla compressione dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici e non sulla capacità di imprimere una svolta nel commercio e nel turismo. Penso che a Terni, per una lunghissima fase, si possa dire basta ai centri commerciali e si debba individuare un piano del commercio focalizzato sulla specializzazione e su percorsi di nuova vitalità e socialità nel centro storico, facendolo divenire luogo di aggregazione. 


-Una ricetta per lo sviluppo di Terni?


La risposta si intreccia con quanto appena detto. Devono potenziarsi le attività di commercio in piccola e media impresa e non pensare, neanche un istante, che si possa prescindere dalla vocazione industriale del territorio che va custodita e protetta. Al contempo, però, è necessario governare processi di investimento nelle nuove professioni e mestieri: cultura in primo luogo, poi turismo ambientale, nuove attività sull'economia circolare, valorizzazione delle nostre grandi ricchezze: la cascata delle Marmore, Piediluco, i percorsi di turismo sportivo ed enogastronomico. Per consentire un adeguato sviluppo economico a Terni, bisogna conoscere la città ed avere una minima visione suggestiva e prospettica. Negli ultimi cinque anni abbiamo assistito allo svuotamento delle attività nel centro storico, ad una totale assenza di interlocuzione con i grandi attori industriali del territorio (e con le forze sociali), con le associazioni di categoria, ad un progressivo abbandono dei percorsi turistici integrati. Ecco, per tentare di percorrere una strada virtuosa, dobbiamo fare l’esatto opposto. Partendo da un principio unico e fondamentale: la partecipazione. Parola sconosciuta alla Giunta Latini, di cui Masselli, per esempio, faceva pesantemente parte.





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