I reati di qualsiasi tipo sono in aumento e non c'è giorno che ormai Terni non sia al centro della cronaca nera per crimini legati alla violenza. Senza incorrere in strumentale demagogia come spesso succede e riferendoci al cambiamento delle etnie nella società e all'inevitabile immigrazione, la degenerazione nella società riguarda tutti noi. I dati che le forze dell'ordine espongono dove diminuiscono i furti negli appartamenti e le rapine si contrappongono all'aumento dei reati per droga nella nostra città. Sono andamenti, periodi e nessuno dei preposti alla sicurezza può creare l'indiscriminato allarme sociale ma è conscio che la situazione è sempre in continua evoluzione complice la crisi devastante che ci attanaglia. L'arrivo indiscriminato nelle nostre "patrie galere" di ulteriori detenuti di tipologia solo inferiore ai 41bis di certo non migliorerà la nostra condizione. L'Umbria in questi anni è stata "inondata" di traduzioni di detenuti in maniera vertiginosa, è stata superata la soglia di 1700 detenuti disseminati nei quattro istituti della Regione. L'anno scorso a Terni sono arrivati anche gli As2 ex brigadisti che insieme ai 41bis e agli ultimi arrivati As3 pone l'asse Terni-Spoleto tra i carceri con delinquenti di assoluto livello per indice di pericolosità. Lo dimostrano i dati di Libera che la concentrazione disseminata di detenuti sul territorio accoglie inevitabilmente l'afflusso dei congiunti, degli amici e aumenta il turismo mordi e fuggi di "razzie"interminabili. L'afflusso di congiunti porterà all'acquisto di attività immobiliari con il denaro "sporco" da "riciclare" che verrà immesso nel circuito ternano, un'attività della malavita dificile da controllare che è sempre esistita e mai verrà debellata. La continua apertura e chiusura di attività in città in questi anni, è la conferma della strategia "nascosta" dei gruppi organizzati della criminalità. Intanto il presidente della Provincia di Terni ha comunicato formalmente al prefetto la decisione di continuare a svolgere le proprie funzioni anche dopo la scadenza naturale del mandato previsto per l'11 giugno e di assumere le funzioni del consiglio provinciale per garantire la continuità dell'attività amministrativa come da decreto "Delrio" sulla riforma delle Province, fino alla fine del 2014. Viene sottovalutato da tutti ma "l'allarmismo sociale" potrebbe proprio partire dalla scomparsa della Provincia, la Prefettura diventerà regionale e tutti gli organi provinciali a seguito effettueranno la "dieta dimagrante della spending review. Terni rimarrà con minori forze decisionali a difendere la città ma con più lavoro da esletare, le rassicurazioni del ministro Alfano che i numeri sulle risorse umane non cambieranno non ci fanno ricredere sulle nostre idee. Risultato? Tutte le forze di polizia avranno un aumento dei propri compiti istituzionali e ne verrà meno la sicurezza capillare sul territorio a cui nessuno potrà pensare pienamente per la sua complessità. Il prefetto Bellesini nell'incontro del sette maggio in prefettura con i sindacati della polizia penitenziaria, con la direttrice, il comandante e le istituzioni della nostra città ha ricordato che tali argomenti sono già stati esaminati dal Comitato Provinciale per l'Ordine Pubblico e la Sicurezza Pubblica tenutosi il 24 aprile scorso dove emerse che sarà intensificata l'attività info-investigativa delle forze di polizia e costante sarà il controllo del territorio. Un incontro insoddisfacente, le decisioni prese a Roma dal Dipartimento dell'amministrazione Penitenziaria autonome alle decisioni del territorio contribuiranno all'ulteriore disagio sociale della nostra città e all'aumento di attività criminali sul territorio. Le conclusioni della riunione dove il Prefetto ha assicurato che rappresenterà al Ministero della Giustizia le problematiche emerse dall'incontro risulteranno inevitabilmente sterili palliativi. E' la città che perde davanti alle decisioni del palazzo e alla mancanza di decisioni da parte della politica. Convocare tavoli sindacali su richiesta dell'on. Bocci, sottosegretario del ministero degli Interni e interessare il responsabile della sicurezza per la Provincia dopo che le decisioni erano state già prese è un segno di debolezza e di mancanza di rispetto verso i cittadini. Nessun allarmismo e non fasciamoci la testa prima che sia rotta, ma sappiamo bene che la realtà sarà diversa da quella che ci vorrebbero far credere, l'impatto sarà devastante e i rischi e le conseguenze non saranno mai visibili e percepibili da tutti. Un' esame critico, considerazioni a libero campo e se le forze dell'ordine debbono assicurare la nostra sicurezza, il loro impiego va tutelato alla pari del rispetto verso la collettività. No ad arbitrarie imposizioni, la democrazia non si dimostra in questo modo.
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